3 – [ … ] Questo ritorno alla nostra natura autentica e profonda, a questa “natura di buddha” è tutta la pratica del buddhismo zen. Ritornare instancabilmente, istante dopo istante, ad assaporare la realtà. Realtà tanto vera quanto inafferrabile. Essere assorbiti nel reale, nella realtà-così-com’è. Le mani aperte e la mente vuota, le une e l’altra possono tutto ricevere e tutto lasciar ripartire.
Solamente noi ci allontaniamo, viviamo alla superficie della nostra esistenza, quando non nelle nostre illusioni. O più precisamente fuggiamo. Fuggiamo da noi stessi. Fuggiamo la realtà perché la realtà è vuota. Vacuità. E questo vuoto ci spaventa un bel po’. Fuggendo questo fuggiamo dalla nostra libertà, incatenandoci alle illusioni e riempiendo l’esistenza di un mucchio di inutilità e di sovrappiù che rendono così pesante il nostro cammino. Così pesante e così falsato.
Come un uomo che un giorno ha sentito dire che le ciliegie non sono buone e che passa tutta la vita a non mangiare le ciliegie perché non sono buone, o solo perché un giorno ha addentato una ciliegia marcia. Noi viviamo spesso in questo modo. Al posto dell’esperienza della vita, viviamo e giudichiamo il mondo alla luce delle nostre esperienze passate o, peggio, alla luce del vissuto degli altri. È per questa ragione che la Via del buddhismo zen invita a fare instancabilmente esperienza.
E poco a poco ridiventiamo come un immenso specchio. All’origine lo specchio non ha né forma né colore. Se davanti allo specchio appare il rosso, lo specchio è rosso. Se davanti allo specchio appare il giallo, lo specchio è giallo. Se un gatto passeggia davanti allo specchio, c’è veramente il gatto. Solo che lo specchio in sé non è né rosso, né giallo, né un gatto.
Così, se appare la sofferenza nella mia esistenza, c’è veramente la sofferenza. Se appare la felicità, c’è veramente la felicità. La gioia, la tristezza, la sconfitta o la riuscita, l’amore o la collera… Tutto ciò che appare e abita in noi in quell’istante, è proprio lì. Ma…tutto è già cambiato. Fintanto che penso, fintanto che credo di essere ciò che vivo, la mia vita dipende dai miei pensieri, dalle mie emozioni, dalle mie sensazioni e dalle mie percezioni. Peggio ancora, spesso crediamo di essere questi medesimi pensieri, emozioni o sensazioni. [ … ]
(Da: Il Buddhismo zen – La Via di mezzo – Una corrente del Mahayana – Evangile et liberté in italiano del 27-02-12. Federico Djong Do Procopio, traduzione Giacomo Tessaro)