6 – [ … ] Un giorno un maestro zen ricevette un giovane postulante che voleva diventare monaco.
Il maestro versò del tè in una ciotola e gli domandò “Cosa è questo?”
“Una tazza di tè” rispose il giovane postulante.
“Torna domani.”
L’indomani il postulante si fece avanti con il maestro esprimendo il medesimo desiderio. Il maestro gli servì una tazza di tè domandandogli:
“Cosa è questo?”
“Una tazza di porcellana con del tè caldo.”
“Torna domani.”
Questo dialogo proseguì per molte settimane. E poi.
E poi arriva un momento in cui tutte le nostre credenze cadono. Tutte le nostre certezze vacillano, tutti i nostri dogmi vengono spazzati via. Niente più sicurezze, niente più “lo so”. Ma appunto solamente un grande “non lo so”, una grande trasparenza, una immensa apertura. C’è un momento in cui i pensieri si posano. Le emozioni e le sensazioni non ci dettano più nulla. C’è un momento in cui sola, in faccia a noi, si posa discreta e forte la realtà, e quel giorno, come colui che arriva ad avvertire una brezza leggera dopo tanti rumori della mente e dell’intelletto, noi percepiamo la realtà proprio com’è.
È in quel preciso momento che il giovane postulante cessa di rispondere stupidamente con dei concetti, delle idee, delle etichette e dei preconcetti. In quel preciso momento prese la tazza di tè e bevve.
Ecco la sola risposta sensata. Quella dell’esperienza. Se di fronte a voi si trovano due manciate di cristalli bianchi, come sapere quel è lo zucchero e qual è il sale? Senza assaggiare, è impossibile. E ancora. Una volta assaggiati, l’esperienza non può condurre a dire che il sale è buono e lo zucchero no, e viceversa. Il sale è salato, lo zucchero è dolce. Tutto qui.
Per questo, da sempre, quando un discepolo domandava al suo maestro:
“Maestro, qual’è la verità?”
“Il cielo è blu, la ciliegia è rossa” rispondeva il maestro.
Questo ci fa sorridere, ma abbiamo coscienza solamente un istante che il cielo è blu? Abbiamo coscienza, istante dopo istante, di ciò che stiamo facendo? Abbiamo coscienza di uno dei più incredibili miracoli che si produce in noi ad ogni istante? Noi respiriamo!!! Se non abbiamo coscienza di tutto ciò che è evidente, come si può cogliere l’innominabile? L’indicibile? È per questo che questa Via è detta anche “la Via della piena coscienza”. Cogliere tutti i colori, i profumi e le forme del mondo. Coglierli così come sono qui. E poi…e poi il seguito.
In poche righe ci sarebbero così tante cose da dire, e tuttavia un solo silenzio potrebbe tutto assorbire e tutto rivelare. [ … ]
(Da: Il Buddhismo zen – La Via di mezzo – Una corrente del Mahayana – Evangile et liberté in italiano del 27-02-12. Federico Djong Do Procopio, traduzione Giacomo Tessaro)
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