Il Buddha ha insegnato che ogni cosa è impermanente: i fiori, i tavoli, le montagne, i regimi politici, i corpi, le sensazioni, le percezioni, le formazioni mentali, le coscienze. Non c’è cosa che sia permanente. I fiori si decompongono, ma il fatto di saperlo non ci impedisce di amarli. Di fatto li possiamo amare ancora di più proprio perché sappiamo come farne tesoro finché sono ancora in vita. Se impariamo a guardare un fiore in modo che ci riveli la sua impermanenza, la sua morte non ci farà soffrire. L’impermanenza è più di un’idea, è una pratica che ci aiuta a toccare con mano la realtà.
Studiando l’impermanenza, ci dobbiamo chiedere: «In questo insegnamento c’è qualcosa che ha a che fare con la mia vita quotidiana, con le mie difficoltà di tutti i giorni, con la mia sofferenza?» Considerare l’impermanenza soltanto una filosofia non corrisponde all’insegnamento del Buddha. Ogni volta che guardiamo o ascoltiamo qualcosa, l’oggetto della nostra percezione ci può rivelare la natura dell’impermanenza. Dobbiamo nutrire la nostra comprensione risvegliata dell’impermanenza lungo tutta la giornata.
Osservando in profondità l’impermanenza, vediamo che le cose cambiano perché cambiano le cause e le condizioni delle cose stesse. Osservando in profondità il non-sé, vediamo che l’esistenza di ogni singola cosa è possibile soltanto grazie all’esistenza di ogni altra cosa; vediamo che ogni altra cosa è causa e condizione della sua esistenza. In essa vediamo ogni altra cosa.
Dal punto di vista del tempo, diciamo “impermanenza”, e dal punto di vista dello spazio diciamo “non-sé”. Le cose non possono rimanere le stesse per due attimi consecutivi, per questo non c’è nulla che possa essere definito un sé permanente. Prima di entrare in questa stanza tu eri diverso, fisicamente e mentalmente. Osservando in profondità l’impermanenza vedi il non-sé; osservando in profondità il non-sé vedi l’impermanenza. Non possiamo dire: «Posso accettare l’impermanenza, ma accettare il non-sé è troppo difficile». Sono la stessa cosa. Comprendere l’impermanenza ci può dare fiducia, pace e gioia. L’impermanenza non conduce necessariamente alla sofferenza: senza l’impermanenza la vita non potrebbe esistere. Senza l’impermanenza, tua figlia non potrebbe crescere e trasformarsi in una bellissima ragazza. Senza l’impermanenza, i regimi politici oppressivi non cambierebbero mai. Noi pensiamo che l’impermanenza ci faccia soffrire. Il Buddha ha portato l’esempio di un cane che viene colpito da un sasso e che se la prende con il sasso: non è l’impermanenza a farci soffrire, è il desiderio che le cose siano permanenti, mentre non lo sono.
Bisogna imparare ad apprezzare il valore dell’impermanenza. Se siamo in buona salute e siamo consapevoli dell’impermanenza, ci prenderemo cura di noi stessi. Sapendo che la persona che amiamo è impermanente, ci starà ancora più a cuore. L’impermanenza ci insegna a rispettare in ogni momento tutte le cose preziose che abbiamo intorno e dentro di noi e a dare loro il giusto valore. Praticare la consapevolezza dell’impermanenza ci rende più sani e più amorevoli.
L’osservazione profonda può essere un modo di vivere: possiamo praticare il respiro consapevole per aiutarci ad essere in contatto con le cose e a guardare in profondità la loro natura impermanente. Questa pratica farà sì che non lamenteremo l’impermanenza di ogni cosa e il fatto che non vale la pena di vivere per essa. L’impermanenza è ciò che rende possibile la trasformazione. Dobbiamo imparare a dire: «Evviva l’impermanenza! » E grazie alla sua esistenza che possiamo trasformare il dolore in gioia.
Se pratichiamo l’arte del vivere in presenza mentale, quando le cose cambiano non le rimpiangiamo. Possiamo sorridere, perché abbiamo fatto del nostro meglio per godere ogni momento della vita e per fare felici gli altri. Quando sei coinvolto in una discussione con qualcuno che ami, per favore chiudi gli occhi e visualizza te stesso fra trecento anni. Quando riaprirai gli occhi avrai voglia solo di prendere l’altro fra le braccia e riconoscere quanto siate preziosi entrambi. L’insegnamento dell’impermanenza ci aiuta ad apprezzare pienamente quello che c’è, senza attaccarvisi né trascurarlo.
Dobbiamo nutrire giorno dopo giorno la nostra visione risvegliata dell’impermanenza; se ci riusciremo, vivremo più profondamente, soffriremo di meno e godremo la vita molto di più. Vivendo profondamente arriveremo a raggiungere il fondamento della realtà, il nirvana, il mondo della non-nascita e non-morte. Entrando in contatto profondo con l’impermanenza, noi raggiungiamo il mondo che si estende al di là della permanenza e dell’impermanenza; tocchiamo il fondo dell’essere e vediamo che ciò che abbiamo definito essere e non-essere sono soltanto concetti. Nulla si perde mai. Nulla si guadagna mai.
[ Da: Thich Nhat Hanh, Il cuore dell’insegnamento del Buddha ]
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– Thich Nhat Hanh su wikipedia
– EsserePace.org – Thich Nhat Hanh