Buddismo vuol dire svegliarsi. Niente a che fare coi dogmi, con le sette, con “solo qui c’è la verità del risveglio”. Una volta svegli non ha assolutamente alcuna importanza come ci si è svegliati. Le dottrine, i lignaggi e tutta la parafernalia esoterica sono scorie, da lasciare andare come un serpente lascia cadere la propria pelle consunta.
Noi non sappiamo se ci sia un Dio o un Brahma né, tantomeno come sia fatto. Se sia simile a Paletta, al Grande Sarchiapone Volante oppure a un demone infernale. Però sappiamo che esistiamo noi. Per ciascuno di noi la propria esistenza è autoevidente, non ha bisogno di alcuna dimostrazione.
Risvegliarsi vuol dire volgersi a se stessi per scoprire chi siamo veramente riemergendo dal sonno di veglia che chiamiamo vita. Volgersi alla scaturigine della nostra vita pulsante, alla mente della nostra mente, all’anima della nostra anima. Qualcuno la chiama natura di Buddha e in questo modo ne fa un altro totem che ingombra e ottunde la mente. Il fatto è che svegliarsi è scomodo, fastidioso. È più facile e comodo continuare a dormire e, nel sonno, a sognare di praticare la vera religione, i veri precetti, la vera comunità dei credenti e tutti gli altri fantasmi che popolano i nostri sogni.
Flavio Pelliconi
(Tratto da un messaggio di “Risveglio”, gruppo di discussione e condivisione sulla pratica della consapevolezza, in data “Gio 22 Feb 2007”)
– https://www.facebook.com/flavatar
– http://www.flavatar.it