Nel corso di un lungo ritiro, ebbi una rivelazione che mi parve sconvolgente: non possiamo essere nel presente e nello stesso tempo scorrere la trama della nostra vita! Lo so, è ovvio, ma una scoperta del genere, quando la facciamo da soli, ci cambia. L’impermanenza diventa qualcosa di vivido nel momento presente, e la stessa cosa succede con la compassione, la meraviglia, il coraggio. E la paura.
Perché chiunque si trovi sul ciglio dell’ignoto, completamente nel presente senza un punto di riferimento, prova la sensazione che gli manchi la terra sotto i piedi. È allora che la nostra comprensione si fa più profonda, quando noi scopriamo che il momento presente è un luogo piuttosto vulnerabile e che ciò può essere contemporaneamente terribile e dolcissimo. Quando iniziamo la nostra esplorazione, abbiamo ogni tipo di ideali e di speranze. Cerchiamo risposte che soddisfino una fame atavica. L’ultima cosa che vogliamo, però, è incontrare di nuovo l’uomo nero. Certo, la gente cerca di avvertirci. Ricordo la prima volta in cui praticai la meditazione; la donna che mi spiegò la tecnica e mi diede le istruzioni mi disse: “Per favore, non uscire di qui pensando che meditare significhi allontanarsi dalle preoccupazioni”. In qualche modo, tutti gli avvertimenti del mondo non ci convincono. Eppure ci portano più vicino. [ … ]
Nessuno ci dice mai di smettere di fuggire dalla paura. Di rado ci dicono di avvicinarci, di essere lì, semplicemente, di familiarizzare con la paura. Chiesi una volta al maestro zen Kobun Chino Roshi come si comportasse con la paura, e lui rispose : “La accetto, la accetto”. Invece il consiglio che di solito ci viene dato è quello di addolcire la cosa, minimizzarla, prendere una pillola o pensare ad altro, insomma di farla andare via, in qualunque modo. Non abbiamo bisogno di un consiglio del genere, perché prendere le distanze dalla paura è quel che facciamo naturalmente. [ … ]
La cosa più straziante di tutte è come ci inganniamo sul momento presente. Talvolta, tuttavia, ci troviamo con le spalle al muro: tutto quanto va in pezzi, e non abbiamo più vie di fuga. In momenti del genere, le verità spirituali più profonde sembrano piuttosto semplici e ordinarie. Non c’è un posto in cui nascondersi. Lo vediamo come gli altri –meglio degli altri. Prima o poi comprendiamo che anche se questo non ci fa sembrare bella la paura, tuttavia fa riemergere tutti gli insegnamenti che possiamo aver ascoltato o letto. Quindi, la prossima volta che incontrerete la paura, consideratevi fortunati. È qui che entra in gioco il coraggio. Di solito pensiamo che i coraggiosi non hanno paura. La verità è che conoscono la paura molto bene. I primi tempi del mio matrimonio mio marito diceva che ero una delle persone più coraggiose che conoscesse. Quando gli chiesi il perché, mi rispose che ero una codarda patentata, ma che andavo comunque avanti a fare le cose. Il trucco sta nel continuare a esplorare e nel non chiamarsi fuori, anche se scopriamo che nulla è quel che pensavamo. Questa è una scoperta che facciamo una volta, e poi un’altra, e poi un’altra ancora. Nulla è quel che pensavamo. Posso dirlo in tutta sicurezza. Il vuoto non è ciò che pensavamo. Neppure la consapevolezza o la paura. La compassione non è quel che pensavamo. L’amore. La natura del Buddha. Il coraggio. Queste sono parole in codice per cose che non conosciamo nella nostra mente, ma di cui tutti noi potremmo fare esperienza. Sono parole che indicano cos’è realmente la vita quando lasciamo che le cose cadano a pezzi e restiamo inchiodati al momento presente. [ … ]
(Da: Se il mondo ti crolla addosso – Pema Chodron)
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