Dopo la pioggia i colli splendevano. Rivestiti ancora del bruno estivo si apprestavano a far spuntare tutto il loro verde. Era piovuto copiosamente ed ora la bellezza di quei colli era indescrivibile. Il cielo serbava ancora nuvole e l’aria profumava di sumac, di salvia, d’eucalipto.
Essere in quel luogo era un incanto, ci si sentiva invasi da una misteriosa quiete. A differenza del mare che si agitava in basso, lontano, le colline posavano in una calma assoluta. Bastava guardarsi attorno per sentire d’avere lasciato ogni cosa dietro di sé entro la piccola casa: gli abiti i pensieri gli strani gesti della vita. Qui camminavate leggeri sgombri d’ogni peso, con un’impressione di completa libertà interiore, di bellezza. I piccoli cespugli verzicanti sarebbero presto diventati più verdi e in poche settimane avrebbero esalato un più forte profumo. Le quaglie si scambiavano il loro richiamo poi alcune frullarono via. Senza saperlo la mente era in uno stato di meditazione nel quale fioriva l’amore. In verità solo su questo terreno può sbocciare la sua fioritura. Era uno stato singolare e meraviglioso che persistette tutta la notte e che al momento del risveglio, molto prima che il sole sorgesse, durava ancora nel cuore, con la sua gioia incredibile e senza ragione. Era lì, incausato e di una forza quasi inebriante. Vi sarebbe rimasto l’intero giorno, non richiesto né invitato a restare.
[ Da: Jiddu Krishnamurti – Meditazione ]
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– Krishnamurti (macrolibrarsi)
– https://it.wikipedia.org/wiki/Jiddu_Krishnamurti
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