Dio ha migliaia di nomi, o piuttosto, Egli è il Senzanome. Possiamo adorarLo o pregarLo con qualsiasi nome ci piaccia. Alcuni Lo chiamano (Rama), altri (Krishna), altri ancora Lo chiamano (Rahim), e infine c’è chi Lo chiama (Dio).
Tutti adorano lo stesso spirito, ma come non tutti i cibi incontrano ogni gusto, nemmeno tutti i nomi esercitano lo stesso richiamo su tutti.
Ognuno sceglie il nome secondo le proprie associazioni; Dio, essendo Colui che abita dentro di noi, l’Onnipotente e l’Onnisciente, conoscerà i nostri più riposti sentimenti e risponderà ad ognuno secondo i propri meriti.
L’adorazione è preghiera, perciò, non va eseguita con le labbra, ma con il cuore. Ecco perché possono levarla tanto il muto che il balbuziente, tanto l’ignorante che lo stupido. E le preghiere di coloro le cui lingue sono dolci come nettare, ma che hanno il cuore pieno di veleno, non vengono mai ascoltate. Colui che, perciò, voglia pregare Dio, deve mondare il proprio cuore.
(Young India, 24 settembre 1925, p. 331)
La supplica, l’adorazione, la preghiera non sono superstizioni, sono atti più reali del mangiare, del bere, del sedere o del camminare. Non è un’esagerazione dire che essi soli siano reali e che tutto il resto sia irreale.
Tale adorazione, o preghiera, non è una folata di eloquenza; non è un puro omaggio a parole. Si sprigiona dal cuore. Se, perciò, raggiungiamo la purezza del cuore di quando è “svuotato di tutto tranne che d’amore”, se accordiamo ogni corda nel modo appropriato, esse “vibreranno di una musica inaspettata”.
La preghiera non ha bisogno di discorsi. Essa è per sua natura indipendente da ogni sforzo dei sensi. Non ho il minimo dubbio che la preghiera sia un infallibile mezzo di pulizia del cuore dalle passioni. Ma va associata alla massima umiltà.
(An Autobiography or The Story of My Experiments with Truth, pp. 51-52)
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E’ meglio, quando si prega, avere un cuore senza parole piuttosto che delle parole senza un cuore.
(Young India, 23 gennaio 1930, p. 25)
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Io credo che la preghiera sia l’anima e l’essenza stessa della religione, e perciò la preghiera deve essere il nocciolo della vita di un uomo, dato che nessun uomo può vivere senza religione.
Vi sono alcuni che nell’egocentrismo della propria ragione affermano di non aver nulla a che spartire con la religione. E’ come se un uomo dicesse che respira, ma che non ha naso. Vuoi per ragione, vuoi per istinto, o per superstizione, l’uomo deve per forza ammettere una qualche sorta di relazione con il divino. Nemmeno il più incallito agnostico o ateo potrà negare il bisogno di un qualche principio morale, rispetto a cui distinguere fra bene e male, a seconda dell’osservanza o dell’inosservanza dello stesso. (Young India),(23 gennaio 1930, p. 25)
La preghiera è, o postulativa o, nel suo senso più ampio, una comunione interiore. In entrambi i casi il risultato è lo stesso. Anche quando si prega per chiedere qualcosa, la richiesta dovrebbe riguardare la pulizia e la purificazione dell’anima, al fine di liberarla dagli strati di ignoranza e tenebra in cui è avvolta. Dunque, chi brama di risvegliare il divino in sé deve ricorrere alla preghiera. Ma la preghiera non è un mero esercizio della bocca o delle orecchie, né una mera ripetizione di formule vuote. Non serve a niente ripetere (Ramanama) finché si vuole, se l’anima non è partecipe. Nella preghiera è meglio avere un cuore senza parole che delle parole senza il cuore. La preghiera deve rispondere distintamente al richiamo dello spirito che la brama. Un’anima affamata gusterà una preghiera sentita proprio come un uomo affamato gode di un pasto sostanzioso.
(Young India, 23 gennaio 1930, p. 25)
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La preghiera non ha bisogno di parole. E’ di per se stessa indipendente da qualsiasi sforzo sensoriale. Non ho il minimo dubbio che la preghiera sia un mezzo infallibile per ripulire il cuore dalle passioni. Ma, deve combinarsi con la massima umiltà.
(An Autobiography, 1966, p. 54)
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L’uomo che prega sarà in pace con se stesso e con il mondo intero, l’uomo che si occupa degli affari del mondo senza un cuore disposto alla preghiera sarà miserabile e renderà miserabile anche il mondo.
(Young India, 23 gennaio 1930, p. 26)
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La preghiera serve a ricordare Dio e a purificare il cuore; può essere offerta anche quando si resta in silenzio.
(Harijan, 20 aprile 1947, p. 118)
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Una preghiera sentita è indubbiamente lo strumento più potente di cui l’uomo disponga per sconfiggere la viltà e tutte le altre inveterate cattive abitudini.
(Young India, (20 dicembre 1928, p. 420)
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Come il corpo ha bisogno del cibo, l’anima ha bisogno della preghiera. Un uomo può essere in grado di fare a meno del cibo per un certo numero di giorni […] ma, se crede in Dio, non può, non dovrebbe vivere un momento senza preghiera.
(Young India, 15 dicembre 1927, p. 424)
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Non andiamo al tempio ad adorare l’immagine di pietra o di metallo, ma Dio che vi risiede. L’immagine diventa ciò che l’uomo la fa diventare. Essa non ha un potere indipendente dalla santità di cui l’investe l’adoratore. Perciò ognuno, compresi i bambini, dovrebbe osservare perfetto silenzio durante la preghiera.
(Harijan, 28 aprile 1946, p. 112)
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La preghiera è impossibile senza una viva fede nella presenza di Dio dentro di noi.
(Young India, 20 dicembre 1928, p. 420)
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La preghiera è la prima e l’ultima lezione nell’apprendere la nobile e coraggiosa arte di sacrificarsi nelle varie circostanze della vita, culminanti nella difesa della libertà e dell’onore della propria nazione.
(Harijan, 14 aprile 1946, p. 80)
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L’uomo ripete spesso il nome di Dio a pappagallo e si aspetta dei frutti dall’agire così. Il vero cercatore deve avere quella fede viva che scacci la menzogna della ripetizione meccanica non soltanto dal proprio cuore, ma anche da quello degli altri. (Harijan),(5 maggio 1956, p. 113)
La preghiera “è la chiave del mattino e il catenaccio della sera”.
(Young India, 23 gennaio 1930, p. 25)
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Chi ha provato la magia della preghiera può fare a meno del cibo per giorni e giorni, ma non può resistere un solo momento senza preghiera. Perché, senza preghiera, non c’è pace interiore.
(Young India, 23 gennaio 1930, p. 25)
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Dovrebbe essere regola generale quella di non rimandare le preghiere per amore di nessuno al mondo. Il tempo di Dio non si ferma mai. Fin dall’inizio la ruota del Suo tempo continua a girare senza soste. Anzi, non c’è inizio per Lui o per il Suo tempo […] Come ci si può permettere di non cogliere l’occasione di offrire preghiere a Colui il cui orologio non si ferma mai?
(Harijan, 5 maggio 1946, p. 113)
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Non faccio nulla senza la preghiera. L’uomo è un essere fallace. Non può mai essere sicuro dei propri passi. Ciò che può sembrargli una risposta alla preghiera potrebbe essere soltanto un’eco del proprio orgoglio. L’uomo deve darsi come guida infallibile un cuore perfettamente innocente, incapace di fare del male.
(Young India, 25 settembre 1924, p. 113)
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Il vero pentimento è un requisito essenziale della preghiera.
(Harijan, 21 aprile 1946 p. 94)
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La vera meditazione consiste nel chiudere gli occhi e le orecchie della mente a tutto ciò che non sia l’oggetto stesso della propria devozione. Per cui la chiusura degli occhi durante le preghiere è un aiuto a tale concentrazione. La concezione umana di Dio è’, naturalmente, limitata. Ognuno deve, perciò, pensarLo come meglio gli aggrada, sempre che la concezione si pura ed edificante. (Harijan),(18 agosto 1946, p. 265)
Può pregare com sincerità solo colui che è convinto di avere Dio dentro di sé. Chi non possegga tale convinzione può fare a meno di pregare. Dio non si offenderà, ma posso dire per esperienza che chi non prega è certamente un perdente.
(Harijan, 18 agosto 1946, p. 265)
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Un cercatore della verità deve stare in silenzio.
(Young India, 6 agosto 1925 p. 274)
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L’esperienza mi ha insegnato che il silenzio fa parte della disciplina spirituale di un seguace della verità. L’inclinazione a esagerare, a reprimere o distorcere la verità, volenti o nolenti, è una debolezza naturale dell’uomo, e il silenzio è necessario per superarla. Un uomo di poche parole raramente sarà irriflessivo nei suoi discorsi; misurerà ogni parola.
(An Autobiography or The Story of My Experiments with Truth, p. 45)
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Il silenzio delle labbra cucine non è silenzio. Si può raggiungere lo stesso risultato tagliandosi la lingua, ma nemmeno quello sarebbe silenzio. E’ silenzioso colui che, potendo parlare, non proferisce alcuna parola inutile.
(Harijan, 29 aprile 1933, p. 5)
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La preghiera serve a ricordare Dio e a purificare il cuore, e la si può offrire anche osservando il silenzio.
(Harijan, 20 aprile 1947, p. 118)
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Siccome credo che la preghiera silenziosa sia spesso una forza più potente di ogni atto esplicito, nella mia impotenza prego continuamente, fiducioso che la preghiera di un cuore puro non resti mai inascoltata.
(Young India, 22 settembre 1927, p. 321)
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Non c’è verità in un uomo che non sappia controllare la propria lingua.
(Young India, 17 settembre 1925, p. 318)
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La preghiera è il solo mezzo per portare ordine, pace e quiete nei nostri atti quotidiani […] Prendetevi cura della cosa vitale e tutto il resto si aggiusterà da solo. Rettificate un angolo di un quadrato e tutti gli altri andranno automaticamente a posto.
(Young India, 23 gennaio 1930, p. 26)
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La preghiera non è un ozioso passatempo per vecchie signore. Propriamente compresa e applicata, è lo strumento d’azione più potente.
(Harijan, 14 aprile 1946, p. 80)
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Dio risponde alla preghiera a modo Suo, non a modo nostro. I Suoi modi sono differenti da quelli dei mortali. Quindi, sono imperscrutabili. La Preghiera presuppone la fede. Nessuna preghiera si leva invano. La preghiera è come ogni altra azione. Porta frutto, che ce ne accorgiamo o no, e il frutto della preghiera sincera è assai più potente della cosiddetta azione.
– Da: M. K. Gandhi – Aforismi e pensieri A cura di Massimo Baldini
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