Al tempo in cui il Buddha stava sul Picco dell’Avvoltoio, vicino a Rajagaha, il monaco Sona, che viveva da eremita in solitudine nella frescura della foresta, un giorno pensò tra sé e sé: «Io sono uno di quei discepoli del Buddha che si impegnano a fondo, tuttavia la mia mente non ha ancora trovato la libertà». Il Buddha percepì con la mente il pensiero del venerabile Sona, così lasciò il Picco dell’Avvoltoio e alla stessa velocità con cui una persona allunga il braccio oppure lo piega, comparve nella frescura della foresta accanto a Sona e gli disse:
«Sona, hai forse pensato questo pensiero, cioè “Io sono uno di quei discepoli del Buddha che si impegnano a fondo, tuttavia la mia mente non ha ancora trovato la libertà”?». «Sì, maestro». «Dimmi, Sona, da laico tu non eri un valente suonatore di liuto?», «Sì, maestro». «Allora dimmi: quando le corde del tuo liuto erano troppo tirate, questo era ben accordato e agevole da suonare?» «No di certo, maestro». «E dimmi ancora, Sona: quando le corde del liuto erano troppo lente, questo era ben accordato e agevole da suonare?» «Certamente no, maestro». «Ma quando, Sona, le corde del liuto non erano troppo tirate né troppo lente, ma tese al punto giusto, allora suonava bene e facilmente?» «Certo, è così maestro». «Nello stesso modo, Sona, se ti sforzi troppo arrivi ben presto all’inquietudine e all’esaurimento e se ti sforzi troppo poco presto ricadi nella pigrizia e nel lassismo. Perciò, Sona, mantieni equilibrato il tuo sforzo, e nello stesso modo regolati con le facoltà spirituali e con l’attenzione».
(Adattato dall’Anguttara Nikaya – © copyleft perle.risveglio.net)
Commento
Ovviamente il medesimo atteggiamento – o approccio – va adottato nei riguardi della meditazione. Per conseguire – o ricevere – risultati proficui e duraturi è indispensabile seguire la via di mezzo.
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