C’e’ una contraddizione nella domanda “Può l’osservatore essere visto?”. C’e’ uno spazio in cui puoi entrare solo se lasci fuori la tua mente. Bene, la domanda è una domanda aperta, vero? E’ un invito a scoprire. non è una asserzione. La domanda non è una asserzione. E’ una domanda, vero? E inoltre, a questa domanda non si può rispondere. Deve essere così che quando ti inoltri in questa domanda, ti conduce come a una specie di rivelazione. Io chiamo questo tipo di domanda “domanda piranha”… perchè divora colui che fa la domanda. Dov’è lo spazio per la contraddizione? Tu hai intuitivamente il senso “io sono chi vede… tutto questo”. Ma senza indagare, immaginiamo che chi vede sia la personalità. Poi arriviamo a vedere che la stessa personalità è una qualità, e che è essa stessa vista. Allora la domanda: “Ma chi vede questo?”. E uno scanning interiore sta esplorando per vedere se può trovare persino chi vede questo. Colui che può percepire lo spazio stesso, e che può definire lo spazio, ma anche lo spazio è visto. Anche il silenzio stesso è percepito. Sì… così. Quello non può essere definito solo come silenzio. Il silenzio è forse il suo profumo. Così a questa domanda non si risponde con una risposta; deve essere sperimentata. Ma chi la sperimenta? Scoprilo. … Non è un gioco intellettuale. E’ la chiave per la fine della sofferenza, la fine della confusione. Persino l’identità di chi medita non sopravviverà. … C’è uno spazio dove puoi entrare solo se lasci la tua mente fuori. … (Mooji)
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