Devo ammettere che non mi era mai capitato di meditare sulla neve, ossia di provare a percepirne l’essenza e, per quanto i suoi riscontri acustici non siano che lievissimi, prestarle ascolto. Il primo passo da compiere è contemplarla. Ovviamente non è necessario esporsi ai suoi eventuali imprevedibili sbuffi, alle folate capricciose o alla lenta e delicata cadenza – o carezza? – dei suoi magici fiocchi che come flussi d’inarrestabili pensieri sferzano la cortina dietro cui ti ripari o sfiora il vetro che ti protegge, ma senza riuscire a nasconderti. Ebbene, dopo esserti offerto ai suoi giochi a sufficienza, il secondo passo è il silenzio. Già, meditare – on line, nel web – ma con la neve