Un gruppo di sufi disse all’amato maestro: “vorremmo onorare, con una lapide, il maestro che ti ha formato così egregiamente. Chi fu?”
“Il mio maestro fu un cane” e, tra la meraviglia generale proseguì: “un giorno vidi un cane assetato avvicinarsi ad una pozza d’acqua. Ma, vedendo nell’acqua limpida la propria immagine riflessa, scappò spaventato temendo che fosse un altro cane.
Più aveva sete, più tentava di avvicinarsi all’acqua, ma sempre l’immagine riflessa lo spaventava.
Alla fine si decise, tuffò la testa nell’acqua, l’immagine sparì e bevve.
Allora capii che, fino a quando avessi avuto davanti a me stesso il mio “io”, mai sarei giunto a capire Dio.”
(Da: Saggezza islamica. Le novelle dei sufi – Gabriele Mandel)
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