Vipassana (pali, in sanscrito: vipasyana) una delle due principali forme della meditazione buddhista, detta anche meditazione di visione penetrativa (in inglese insight meditation). A differenza della meditazione samatha, questa forma di meditazione non è finalizzata al raggiungimento di stati di assorbimento meditativo e non ha un carattere astrattivo. Al contrario, la meditazione vipassana intende sviluppare la massima consapevolezza di tutti gli stimoli sensoriali e mentali, affinché se ne colga la reale natura e ci si incammini per tale via verso la liberazione. Il corpo e la mente sono il campo nel quale è possibile scoprire, con una visione attenta, la verità del mondo fenomenico e quella che porta alla sua estinzione.
La tecnica della meditazione vipassana è insegnata dal Buddha nel Discorso sui fondamenti della presenza mentale (Satipatthanasutta), e prevede i seguenti momenti:
Contemplazione del corpo
Consapevolezza del respiro
Consapevolezza delle posizioni del corpo
Consapevolezza delle azioni del corpo
Consapevolezza delle parti del corpo
Consapevolezza degli elementi
Nove contemplazioni del cimitero
Contemplazione delle sensazioni
Contemplazione della mente
Contemplazione degli oggetti mentali
In riferimento ai cinque ostacoli (desiderio sessuale, malizia, indolenza, ansia e dubbio)
In riferimento ai cinque aggregati dell’appropriazione (aggregato della materia, delle sensazioni, delle formazioni mentali, delle forze istintive e della coscienza)
In riferimento alla sei basi interne e alle sei basi esterne dei sensi (occhi, orecchie, naso, lingua, corpo e mente, e le realtà esterne corrispondenti)
In riferimento ai sette fattori del risveglio (presenza mentale, investigazione dei fenomeni, risveglio dell’energia, gioia, serenità, concentrazione ed equanimità).
La consapevolezza di sé e del proprio corpo non dev’essere limitata al momento della giornata riservato alla pratica. In qualunque momento della sua giornata, colui che pratica questa forma di meditazione deve sforzarsi di essere consapevole di quel che sta facendo, delle sensazioni che prova e della propria attività mentale. Questa forma di meditazione si è rivelata più adatta della meditazione samatha per la diffusione presso i laici, perché non ha bisogno della quiete di un monastero né di tempi di pratica particolarmente intensi per raggiungere risultati soddisfacenti. Per queste sue caratteristiche, ha raggiunto una apprezzabile diffusione anche in Occidente. Si fa tuttavia presente come il Buddha indicasse in una sinergia tra queste pratiche un cammino credibile in quanto la tecnica della Vipassana senza un preventivo esercizio di concentrazione – Samatha – risulta futile, e pericoloso, quanto andare in battaglia con una spada non affilata.
Tra coloro che in tempi recenti hanno fatto progredire la tecnica della meditazione vipassana, occorre ricordare il monaco Mahasi Sayadaw (1904-1982) ed il laico U Ba Khin (1899-1971), entrambi birmani.
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– http://www.meditare.it/wp/risorse/vipassana-istruzioni-di-mahasi-sayadaw
– http://www.meditare.it/wp/risorse/tecnica-vipassana-goenka
– http://www.meditare.it/wp/risorse/introduzione-alla-meditazione-di-visiona-profonda
– http://www.meditare.it/wp/risorse/risultati-pratici-della-meditazione-vipassana-rewata-dhamma
– http://it.wikipedia.org/wiki/Vipassana