La meditazione, in tutte le sue innumerevoli forme, ha rappresentato per millenni lo strumento regale per indagare sul mondo sconosciuto del nostro interiore. Chi siamo? Da dove veniamo? Dove siamo diretti? Qual è il significato della vita?
Benché queste domande oggi sembrino del tutto fuori moda, esse continuano a rappresentare il fulcro della nostra esistenza. Ci preoccupiamo di capire perché molte cose non vanno bene nella nostra vita, nel lavoro, nell’amore, sul piano della salute, ed è logico; ma la cosa veramente curiosa è che raramente ci chiediamo quali siano le cause dei nostri malesseri più profondi, dai quali naturalmente derivano tutte le difficoltà che abbiamo col mondo esterno.
In fondo i grandi quesiti filosofici sul significato della vita e sulla natura dell’essere umano, sono vicini alla nostra vita di tutti i giorni molto più di quanto pensiamo. Le teorie non ci aiutano molto. I teoremi, la religione e le convinzioni personali possono favorirci in alcuni momenti della vita, ma non sono un grande strumento per capire di più noi stessi e coloro che abbiamo attorno.
Un giorno un amico, che ha come passione il tiro al piattello, mi ha fatto osservare come la maggior parte delle persone che si dedicano a questo sport, tendano sempre a scaricare i loro scarsi risultati sull’arma che utilizzano. Ridendo, mi spiegava che difficilmente le persone guardano se stesse e le loro lacune tecniche. Per molti sportivi, la causa di un tiro sbagliato è sempre esterna.
In modo analogo, è difficile che noi guardiamo a noi stessi per scorgere le cause di tutto quello che non va nella nostra vita. Di solito adduciamo motivi esterni. Anche nel tentare di sentirci meglio cerchiamo sempre all’esterno di noi stessi: una discoteca, un hobby che ci tiene impegnati, la televisione e la radio sempre accese, e così via. …
(Articolo di Antonella Spotti – Associazione Parsifal)