Una delle specificità che si attribuiscono più di frequente alla meditazione è che avvenga nel presente. Ma in effetti questa frase non spiega proprio nulla. Forse sarebbe meglio formulare l’idea diversamente: la meditazione ha la stessa natura del presente. Questa bella poesia di Pablo Neruda ne illustra, anche se indirettamente, il concetto.
«Questo presente liscio come una tavola, fresco, quest’ora, questo giorno terso come una coppa nuova – del passato non c’è una sola ragnatela – tocchiamo con le dita il presente, ne scolpiamo il profilo, ne guidiamo il germe, è vivente, vivo, non ha nulla dell’ieri irrimediabile, del passato perduto, è nostra creatura, sta crescendo in questo momento, sta trasportando sabbia, sta mangiando nelle nostre mani, prendilo, non lasciarlo scivolare, che non sfumi in sogni o in parole, afferralo, trattienilo e dagli ordini finché non ti obbedisca, fanne strada, campana, macchina, bacio, libro, carezza, taglia la sua deliziosa fragranza di legname e con essa fatti una sedia, intrecciane lo schienale, provala, o anche una scala! Sì, una scala, sali nel presente. gradino dopo gradino, fermi i piedi sopra il legno del presente, verso l’alto, verso l’alto, non molto in alto, soltanto fin dove tu possa riparare le grondaie del tetto, non molto in alto, non andartene in cielo, raggiungi le mele, non le nuvole, quelle lasciale andare per il cielo, andare verso il passato. Tu sei il tuo presente, la tua mela: prendila dal tuo albero, innalzala nella tua mano, brilla come una stella, toccala, addentala e incamminati fischiettando per strada.»
Pablo Neruda
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– http://it.wikipedia.org/wiki/Pablo_Neruda
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