L’impegno a fare del bene agli altri è tradizionalmente noto come il sentiero del Bodhisattva, la via dell’eroe, il sentiero del guerriero spirituale le cui armi sono la gentilezza, la limpidezza e l‘apertura del cuore. Il termine tibetano per guerriero, pawo al maschile e pawmo al femminile, significa “colui o colei che coltiva l’audacia”. Come guerrieri in addestramento, coltiviamo il coraggio e la flessibilità per vivere nell’incertezza — con la tenera e palpitante sensazione d’ansia, di non avere niente a cui aggrapparsi — e dedicare la nostra vita a renderci disponibili a tutti, in ogni situazione.
L’impegno a prendersi cura degli altri viene spesso descritto come il voto a invitare tutte le creature senzienti a essere nostri ospiti. La prospettiva può spaventarci: vuol dire che tutti verranno a casa nostra, significa aprire la porta a tutti, non solo a quelli che ci piacciono o che hanno un buon odore o a quelli che riteniamo “perbene” ma anche ai violenti e ai confusi, a individui di ogni tipo, taglia, colore, a persone che parlano altre lingue, a soggetti con i più disparati punti di vista. Adempiere al secondo impegno vuol dire dare una festa della diversità nel soggiorno di casa, tutto il giorno per tutti i giorni, per sempre.
In un primo momento la maggior parte di noi non è pronta per un simile impegno: non siamo affatto disposti a saltare senza riserve in una tale assenza di fondamento. Ma se proviamo un intenso desiderio di alleviare la sofferenza, che cosa possiamo fare? Per prima cosa, possiamo invitare tutti e tenere la porta aperta, ma solo per poco. La teniamo aperta solo per l’arco di tempo in cui siamo attualmente in grado di farlo e ci diamo il permesso di chiuderla non appena cominciamo a sentirci troppo a disagio. Tuttavia la nostra aspirazione è sempre quella di riaprire la porta e tenerla aperta qualche istante di più.
Se metteremo in atto questa pratica, i risultati potranno essere sorprendenti. Aprendo la porta gradualmente, senza cercare di spalancarla di colpo, ci abituiamo a quella sensazione trepidante che sperimentiamo quando alla festa cominciano ad arrivare persone con cui non sappiamo bene come rapportarci. Invece di pensare: devo spalancare la porta altrimenti quello che faccio non va bene, partiamo con la forte intenzione di tenere aperta la porta e, a poco a poco, ci troveremo ad attingere a una riserva di forza interiore e coraggio di cui non avevamo mai sospettato l’esistenza.