Una caratteristica dello studente zen maturo è quella di essere ben radicato. Incontrando una persona del genere, lo avvertite. Tali persone sono in contatto con la vita reale così come si dispiega, senza perdersi in una versione di fantasia. Per questo le tempeste della vita le colpiscono senza troppi danni. Accettando le cose così come sono, nulla ci sconvolgerà troppo. Oppure, il turbamento finirà molto più in fretta.
Vediamo cosa succede nella seduta. Tutto ciò che dobbiamo fare è stare con ciò che accade in questo preciso momento. Non dovete credermi, dovete verificarlo da voi. Quando non fuggo dal presente, cosa succede? Ascolto il rumore del traffico. Mi accerto di non tralasciare niente. No, niente. Ascolto. Il rumore ha la stessa efficacia di un koan, perché è ciò che avviene in questo preciso momento. Come studenti di Zen avete un compito, un compito molto importante: condurre la vostra vita fuori dal paese dei sogni nella vera e immensa realtà che essa è.
Compito non facile. Esige coraggio. Ci vuole un fegato tremendo per impegnarsi al di là di sporadici tentativi. Inoltre, non lo facciamo solo per noi stessi. All’inizio forse è così, ed è giusto. Ma più la nostra vita diventa radicata, vera ed essenziale, più gli altri se ne accorgono, e ciò che siamo inizia a esercitare un influsso su quanti ci circondano.
Noi siamo, in realtà, l’intero universo. Ma, finché non l’avrete visto con chiarezza, dovete lavorare come vi consiglia l’insegnante, con una certa fiducia nella totalità della pratica. Non si tratta di fede, ma di atteggiamento scientifico. Altri, prima di voi, hanno condotto l’esperimento e ne hanno ricavato certi risultati. Tutto ciò che potete dire è: “Bene, se non altro posso provare a ripetere anch’io l’esperimento; posso darci dentro”. Tutti possiamo farlo.
[ Da: Charlotte Joko Beck, “Zen quotidiano“ ]
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– https://en.wikipedia.org/wiki/Joko_Beck