Per capire lo yoga dovreste leggere lo Yoga Sutra di Patanjali. Ne esistono moltissime traduzioni e non saprei dire quale sia la migliore. Questo sutra inizia dicendo: «Lo yoga è ora spiegato». Questo è il primo versetto, e i commentatori affermano che la parola «ora», usata in questo contesto, stia a indicare che il testo presuppone si conoscano già altri contenuti. In particolare, dovete dimostrare di essere persone culturalmente progredite prima di iniziare la pratica dello yoga, cioè dovete aver praticato artha, kama e dharma. Dovete esservi impegnati nella politica, nelle arti del piacere e nella giustizia, prima di poter intraprendere lo yoga. Il verso successivo è: «Yogash chitta vritti nirodha» («Yoga è la sospensione delle modificazioni mentali») e questo può avere molti significati, quali fermare le onde della mente, raggiungere la calma mentale, smettere totalmente di pensare, o perfino eliminare ogni contenuto dalla mente. Come si può farlo? Il sutra prosegue indicandovi una serie di passi specifici: prānāyāma, pratyāhāra, dhāranā, dhyāna e samādhi.
Prānāyāma significa ‘controllo del respiro’; pratyāhāra si riferisce alla concentrazione preliminare; dhāranā è una forma più intensa di concentrazione; dhyāna (la stessa parola da cui proviene il termine zen) significa profonda unione tra soggetto e oggetto; e poi vi è il samādhi, ovvero il raggiungimento della coscienza non-dualistica. Vedete la sequenza? Dapprima si impara a controllare il respiro; e respirare è una cosa molto strana, perché può essere concepito come un atto sia volontario sia involontario. Si riesce a percepire che si sta respirando, tuttavia si può anche sentire che il respiro ci respira; e nello yoga esiste una miriade di modi fantasiosi di respirare che sono divertenti da praticare, perché possono mandare molto su di giri. Perciò questo sutra vi mette fuori strada con ogni sorta di trucchi e, se siete particolarmente in gamba, a questo punto potreste cominciare a capire alcune cose.
Diversamente, dovrete continuare a lavorare sulla concentrazione. Si impara a focalizzare la mente su di un punto. Diciamo pure che questa può essere un’impresa assolutamente affascinante. Ecco un modo per provarci: trovate una superficie luminosa e liscia, per esempio in rame o in vetro o altro, e individuatevi un riflesso luminoso. Osservatelo e sfocate la vista in modo che quel punto luminoso appaia annebbiato, come un cerchio indefinito. Vedrete comparire una macchia con un contorno nitido, che vi divertirete molto a osservare. Poi mettete di nuovo a fuoco la vista e guardate una luce intensa, fissandola a lungo, come se cadeste dentro un imbuto e alla fine di esso vi fosse quella luce forte. Penetrate in essa a fondo, sempre più a fondo: è un’esperienza molto elettrizzante.
E mentre state compiendo questo tipo di pratica, all’improvviso il guru vi sveglia e dice: «Perché stai guardando quella luce?». Voi balbettate qualcosa sul fatto che volete la realizzazione, perché viviamo in un mondo in cui ci identifichiamo con l’ego, procurandoci così guai e sofferenze. E il guru vi chiede: «Beh, hai paura di questo?» e voi rispondete: «Sì». Allora il guru vi fa notare che non fate altro che praticare lo yoga per paura, state solo evadendo e scappando. E a che punto pensate di arrivare nella vostra realizzazione, servendovi della paura? Così cominciate a dirvi: «Bene, devo fare lo yoga, ma senza una motivazione basata sulla paura».
E nel frattempo il guru vi osserva. È una persona molto sensibile e sa esattamente cosa state facendo, conosce perfettamente le vostre motivazioni. Così vi mette in comunicazione col piacere di raggiungere una motivazione pura, che significa acquisire un controllo molto profondo sulle vostre emozioni. Allora voi cercate di non avere pensieri impuri. Provate e riprovate, e forse riuscite a reprimere quanti più pensieri impuri potete, e poi un giorno il guru chiede: «Perché stai reprimendo i tuoi pensieri? Qual è la tua motivazione?»; e allora voi scoprite che, cercando di avere una mente pura, eravate mossi da una motivazione impura. Lo facevate per il solito vecchio motivo: fin dall’inizio avevate paura, perché volevate stare un gradino al di sopra dell’universo.
Alla fine capite quanto sia bizzarra la vostra mente. Riesce solo a girare in tondo. Più lotta per uscire dalla trappola, più ci si ritrova costretta. Ogni passo verso la liberazione vi imprigiona ancora di più. Avete iniziato tenendo della melassa in una mano e delle piume nell’altra, e il guru vi ha detto di battere le mani e poi vi ha chiesto di eliminare le piume. E più provate a farlo, più vi trovate incasinati. Nel frattempo, mentre vi infognate sempre più in questa strana faccenda, il guru vi informa dei progressi che state facendo: «Oggi hai raggiunto l’ottava fase. Congratulazioni. Ora ti restano solo cinquantasei passi da compiere». E quando arrivate al sessantaquattrcsimo passo, il guru sa come fare per continuare a tirarla per le lunghe, perché siete davvero speranzosi di ottenere quella cosa, proprio come se doveste vincere un premio, ricevere un incarico speciale o un grande riconoscimento e finalmente poteste essere qualcuno. Quella è sempre stata la vostra motivazione, solo che in questo caso è molto spirituale. Non vi interessa il riconoscimento mondano, bensì quello degli dei e degli angeli: è lo stesso concetto, ma a un livello più elevato.
E così il guru continua a porgere tutte queste esche e lo studente persiste nell’abboccare. Il guru offre altre esche, finché lo studente non realizza che sta solo correndo, sempre più rapidamente, dentro una ruota per criceti. Ah, certo, lo studente fa un sacco di progressi, peccato che non portino da nessuna parte. Ed è così che il guru vi imbroglia. Vi plagia inducendo in voi questa consapevolezza per mezzo di questi metodi, finché finalmente non scoprite che voi, in quanto ego, in quanto ciò che normalmente definite la vostra mente, siete un casino totale. E questa cosa semplicemente non riuscite a farla. Non ci riuscite con nessuno dei mezzi che vi sono stati proposti. Ora sapete concentrarvi, è vero, ma scoprite che vi siete concentrati per il motivo sbagliato, e che non c’è alcun modo di farlo per un giusto motivo.
[ Da: Alan Watts, “Lo zen e l’arte di imbrogliare la mente“ ]
– Alan W. Watts (macrolibrarsi)
– Alan Watts (amazon)
– https://it.wikipedia.org/wiki/Alan_Watts