Silenzio condiviso con le parole presenta “Ti devi fidare solo di ciò che hai sperimentato”.
I: Vorrei essere molto preciso e pertinente. Dimmi nel modo più preciso e conciso possibile l’essenza dei tuoi insegnamenti, se è cambiata dal 1970 quando ero seduto davanti a te.
O: La prima cosa che ti devi ricordare è di essere preciso se vuoi che io sia preciso. Questo è scorretto…
I: Mi scuso, non era affatto mia intenzione essere ingiusto. Io…
O: No. Allora non sarà neppure la mia intenzione. Non essere mai più impreciso, sii davvero preciso e conciso!
I: Chiedo scusa. E sono diventato un po’ nervoso a causa di tutto questo…
O: Capisco… un nervosismo quando uno comincia a parlare, quello lo capisco.
I: Voglio anche aggiungere… voglio anche dire che sono venuto qui non tanto come giornalista ma come conterraneo, come ammiratore, e come un sostenitore che ha letto moltissimi tuoi libri.
O: Lo so, e posso vedere il tuo amore, l’immenso rispetto nei tuoi occhi. Una cosa, tutto è cambiato dalla tua prima intervista. Per me la vita è un cambiamento costante solo il cambiamento non cambia, tutto il resto cambia. Se sei vivo cambierai, se sei morto, naturalmente non puoi cambiare. Nel momento in cui smetti di cambiare sei morto. Molta gente muore all’incirca a trent’anni; poi le persone possono vivere altri cinquant’anni, ma si tratta di una vita postuma. Io vivrò fino all’ultimissimo respiro perciò continuerò a cambiare, continuerò a crescere. Non c’è limite a questo; può esserci un limite al cielo, ma non c’è limite alla consapevolezza. In secondo luogo, vuoi sapere qual è il mio insegnamento. È molto semplice. Il nocciolo essenziale del mio insegnamento è nessun credo, nessun dogma, nessuna fede, nessuna religione, nulla preso a prestito. Ma solo di ciò che hai fatto esperienza bisogna fidarsi, di tutto il resto bisogna dubitare. Proprio come le altre religioni si basano sulla fede, io mi baso sul dubbio. Le mie basi corrispondono esattamente alle basi che la scienza ha, dubita finché non trovi qualcosa di indubitabile. La scienza si muove verso l’esterno; io mi muovo verso l’interno. Questo movimento verso l’interno lo chiamo meditazione.
Devi compiere tre semplici passi per questo movimento verso l’interno, e il quarto accade da solo. Il primo passo è osservare tutte le tue attività cioè il tuo corpo e i suoi atti camminare, spaccare la legna, attingere acqua dal pozzo. Resta un testimone. Non agire come un automa.
I: Posso interromperti?
O: No! Nessuna interruzione. Secondo, quando hai acquisito la capacità di osservare ed essere testimone del tuo corpo e delle sue attività, allora puoi passare alla seconda fase: osservare le attività della tua mente i pensieri, i sogni, le fantasie. Resta un semplice testimone, come se stessi fermo al lato della strada e una processione di pensieri passasse lungo la via. Tu non ne sei parte; sei soltanto uno specchio che riflette, senza alcun giudizio, perché lo specchio non giudica. Un volto bellissimo… lo specchio non dice “Splendido!” Un brutto viso… lo specchio non esclama “Mio Dio!” Lo specchio semplicemente riflette tutto quanto gli passa davanti. Esattamente così si deve diventare un testimone puro, senza alcun giudizio, senza valutazione buono, cattivo. Allora accade un’esperienza strana via via che il tuo “essere testimone” cresce, i pensieri cominciano a diminuire, nella stessa proporzione, se hai un dieci percento di osservazione, allora c’è un novanta percento di pensieri; se hai un novanta percento di coscienza, di consapevolezza allora resta soltanto un dieci percento di pensieri. Cento percento di osservazione, ed ecco il puro nulla! Questo è lo stato di nonmente, questa è la soglia al terzo e ultimo passo. Adesso osserva sottili emozioni, stati d’animo. I pensieri non sono così sottili; gli stati d’animo, una certa ombra di tristezza, una sottile gioia…
Il primo riguarda il corpo, il secondo riguarda la mente, il terzo riguarda il cuore. E quando diventi capace di osservare anche il terzo, il quarto accade da solo. All’improvviso un salto quantico e ti ritrovi esattamente al centro stesso del tuo essere, dove non c’è nulla di cui essere consapevole. La consapevolezza è consapevole di se stessa, la coscienza è cosciente di se stessa. E questo è il momento dell’estasi suprema, samadhi, illuminazione, o qualsiasi nome preferisci dargli; ma questa è la vetta suprema, non c’è nulla al di sopra di essa. Non c’è modo di andare oltre, perché ovunque tu vada al di là, sarai sempre un testimone. Se comincerai a osservare il testimone, non l’avrai superato sei ancora un testimone. Perciò il testimone è la meta finale del viaggio interiore sei arrivato a casa. E questa è l’essenza del mio insegnamento. È assolutamente scientifico non richiede credenze, richiede solo sperimentazione. E io non chiedo a nessuno di avere fiducia in me. Chiedo solo di sperimentare e provare.
So che accadrà a te perché è accaduto a me, e io sono solo un comune essere umano, come te. Non pretendo di essere un profeta o un salvatore o un’incarnazione di Dio. Non rivendico alcuna specialità. Sono proprio esattamente come te! La sola differenza è che tu sei ancora addormentato, e io sono sveglio. È solo una questione… prima o poi anche tu ti sveglierai; per cui non c’è alcun bisogno di venerarmi, non c’è alcun bisogno di adorarmi. Se mi ami davvero, quello è sufficiente per farti iniziare l’esperimento. Io servirò a garantire che accade. Ti sarò di incoraggiamento, ma non sarò il tuo salvatore. Non mi assumerò la responsabilità, ma farò del mio meglio per scuoterti e svegliarti.»
… segue un filmato del maestro spirituale e di meditazione Osho …
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