Continuando tutto il giorno a sviluppare la stabilità e la vividezza dell’attenzione, potreste voler utilizzare queste qualità anche per far luce sulla natura delle esperienze notturne. Dopo tutto, molti di noi trascorrono dormendo fino a un terzo della propria vita. Grazie all’affinamento dell’attenzione ottenuto, siete adeguatamente preparati a includere nella pratica meditativa le ore della vita dedicate al sonno. Avventurandovi nella pratica notturna del sogno lucido, potete esplorare in primo luogo le affinità e le differenze fra gli stati di coscienza della veglia e del sogno.
Come osserva Stephen LaBerge, eminente ricercatore in questo campo, “il sogno può essere inteso come un particolare tipo di percezione libero dalle limitazioni degli input sensoriali esterni; e al contrario, la percezione può essere considerata come un particolare tipo di sogno vincolato dagli input sensoriali”. La sola differenza essenziale fra le esperienze della veglia e del sonno è che la prima si presenta accompagnata da input sensoriali, la seconda no. In termini d’attività cerebrale, sognare di percepire o di fare qualcosa è strettamente corrispondente al percepirlo o farlo nello stato di veglia. Ecco perché, rileva LaBerge, confondiamo regolarmente i sogni con la realtà.
Tre sono i requisiti indispensabili per imparare a fare sogni lucidi: l’adeguata motivazione, la corretta pratica di tecniche efficaci e un’eccellente memoria onirica. Potete sviluppare un’adeguata motivazione riflettendo sui potenziali benefici di tale pratica al fine di scandagliare la natura della coscienza; riuscirete inoltre a coltivare un’ottima memoria onirica prestando viva attenzione ai sogni e annotandoli in un diario. Nel suo recente saggio Lucid Dreaming: A Concise Guide to Awakening in Your Dreams and in Your Life (“Il sogno lucido. Breve guida al risveglio nei sogni e nella vita”), LaBerge fornisce istruzioni pratiche dettagliate su questa pratica, che riassumeremo qui brevemente.
Una tecnica direttamente fondata sulle pratiche diurne descritte nel precedente intermezzo è chiamata ‘induzione mnemonica dei sogni lucidi’. In questa pratica, andando a dormire la sera, stabilite di risvegliarvi nell’arco della notte per ricordare i sogni fatti. Non appena vi ridestate da un sogno, cercate di richiamare alla memoria il maggior numero di dettagli possibile, e mentre state per ricadere nel sonno concentratevi su questa ferma risoluzione: “La prossima volta che sognerò, mi renderò conto che si tratta di un sogno! ” Proprio prima d’addormentarvi, immaginate poi di ritornare al sogno da cui vi siete or ora risvegliati.
I così detti ‘sogni lucidi iniziati in sogno’ si presentano quando in qualche modo, nel corso di un sogno, prendete coscienza di stare sognando. Tale consapevolezza può affiorare perché avete identificato un segno onirico chiaro o debole, oppure può essere attivata da un incubo. Quest’ultimo rappresenta il sistema più comune per divenire lucidi in sogno.
Nei ‘sogni lucidi iniziati da svegli’, vi risvegliate invece per breve tempo da un sogno e poi ritornate ad esso senza perdere la consapevolezza. LaBerge descrive tale pratica come segue:
Distesi sul letto, profondamente rilassati ma vigili, svolgete con grande concentrazione un’attività mentale ripetitiva e continua. Perseverare in questo compito è ciò che mantiene a fuoco la vostra attenzione, e con essa la vostra vigile coscienza interiore, mentre l’insonnolita consapevolezza esterna diminuisce, e infine si estingue del tutto quando vi addormentate. In sostanza, l’idea è lasciare che il corpo cada nel sonno, mentre la mente resta sveglia.
A molti appare scoraggiante la prospettiva del sogno lucido, poiché ritengono faticoso ricordare i propri sogni, e anche quando lo fanno li trovano spesso oscuri e d’incerta ricostruzione, Si tratta di problemi d’indolenza dell’attenzione a cui si pone direttamente rimedio con la pratica dello samatha. Un’altra difficoltà che sovente s’incontra quando si intraprendono le pratiche del sogno lucido è il ridestarsi non appena ci si rende conto di sognare. Oppure non svegliate, ma il sogno si dissolve e con esso si dilegua la vostra lucidità; o magari il sogno continua, però perdete la consapevolezza che si tratti di un sogno. Questi problemi, derivanti da un’insufficiente stabilità dell’attenzione, sono anch’essi risolvibili tramite lo samatha, che è perfettamente atto a fornirvi le qualità dell’attenzione necessarie per imparare a fare sogni lucidi.
Poiché una ragione fondamentale per cui dimenticate i sogni è l’interferenza di altri contenuti mentali che richiamano la vostra attenzione, fate in modo che il primo pensiero al risveglio sia: “Cosa stavo sognando proprio adesso?”. Appena svegli, poi, non muovetevi, perché il movimento compromette la coerenza e la continuità del sogno, così come turba la stabilità della concentrazione mentre si medita. Riorientate invece l’attenzione verso il sogno da cui vi siete destati e provate a riprenderlo, rimanendo consapevoli che si tratta di un sogno.
Un altro sistema molto efficace per imparare a fare sogni lucidi è svegliarsi un’ora prima del solito, rimanendo svegli da trenta a sessanta minuti prima di riprendere a dormire. Ciò può accrescere di almeno venti volte la probabilità di avere un sogno lucido, Divenendo sempre più esperti nel mantenere in ogni momento la stabilità e la vividezza dell’attenzione (durante e fra le sessioni meditative, sia nella veglia sia nel sonno), otterrete una comprensione sempre più profonda della natura della consapevolezza e, allo stesso tempo, progredirete lungo il sentiero dello samatha.
[ Da: Alan Wallace, “La rivoluzione dell’attenzione. Liberare il potere della mente concentrata“ ]
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