Se la nostra pace può essere disturbata, non è il genere di pace che veramente desideriamo. Se può essere disturbata, è solo un’immagine di seconda mano della pace, non quella reale. Noi diciamo “Ero così in pace e poi un’ondata di paura (o rabbia, dolore, tristezza,…) è arrivata e ha distrutto la mia pace!”
Ma è veramente così? È possibile “avere” la pace e poi “perderla”?
In realtà è proprio il contrario, o no? Non è la paura che ha distrutto la tua pace, sei stato tu a distruggere la pace della paura. Hai negato il diritto della paura alla pace, non consentendo a quell’energia di arrivare a te liberamente.
Persino la paura ha bisogno di riposarsi, di esprimere se stessa pienamente e arrivare a uno stato di calma, ma siamo così presi dallo sbarazzarcene, sfuggirla, o renderci insensibili ad essa – in sostanza cerchiamo di “fare” qualcosa con la paura, e questo “fare” è effettivamente la fine della nostra pace, non un cammino verso di essa.
Smettiamo di distruggere la pace della paura e lasciamola riposare, poverina – soffre di una stanchezza antica, avendo vagato nella landa selvatica per miliardi di anni. La paura vuole soltanto uno luogo dove poggiare il capo.
Daremo alla paura il riposo che desidera così ardentemente? Daremo alla paura una casa? Permetteremo che tutte queste povere onde orfane nel vasto oceano della vita – paura, tristezza, rabbia, dubbio, confusione – riposino nella pace, la pace che noi siamo?
Essere ciò che siamo – ecco la pace che non può essere distrutta.