«Per dominare i sentimenti e i pensieri, occorre iniziare sorvegliando i gesti della vita quotidiana. Questo è l’unico modo per sviluppare le facoltà psichiche necessarie alla padronanza di tutte le forze istintive. Finché non si è imparato ad esercitare la propria volontà fin nei minimi gesti della vita quotidiana, non si riuscirà a dominare l’odio, la collera, il disprezzo, il disgusto, il desiderio di vendetta…».
Considerazioni introduttive
La consapevolezza è l’altra faccia della medaglia della concentrazione: infatti, una persona consapevole ha una coscienza espansa, la sua attenzione non è rivolta in una sola parte del proprio corpo fisico, emotivo o mentale, ma è vigile e riesce a sorvegliare tutto, percepisce tutto intorno a sé, è attenta a tutti gli stimoli che arrivano dall’esterno, così come ad ogni movimento che avviene nel proprio essere, sia esso di natura fisica, psichica, o emotiva. Possiamo dire che l’energia di una persona consapevole è uniformemente diffusa, proprio per questa capacità di essere recettiva, attenta e vigile a tutto ciò che accade attorno e dentro di sé.
Concentrazione e consapevolezza, non sono però due condizioni in contrapposizione, anzi: lo stato di perfezione si raggiunge proprio quando si riesce a sviluppare entrambe queste facoltà; agire in modo consapevole, ossia con presenza rispetto a tutto ciò che ci circonda, con una coscienza espansa, mantenendo la concentrazione su ciò che stiamo facendo: ecco l’obiettivo di queste pratiche. Questi due stati interiori sono ben rappresentati dal simbolo esoterico del sole, un cerchio con un punto nel centro : la concentrazione rappresenta il centro e tutti i movimenti che vanno in questa direzione, mentre la consapevolezza rappresenta la periferia e i movimenti che dal centro vanno verso la circonferenza.
Così, per qualsiasi cosa si faccia, c’è bisogno di almeno un po’ di concentrazione e un po’ di consapevolezza, tenendo conto del fatto che esistono diversi livelli di intensità di questi stati interiori complementari. Essere profondamente concentrati, e consapevoli mentre agiamo, significa imprimere nelle nostre azioni un movimento armonioso e benefico, significa essere nel presente, significa dominare le situazioni, essere Maestri di se stessi.
Infatti, Omraam Mikhaël Aïvanhov spiega:
«Osservate anche il vostro modo di stare a tavola: vi accorgerete che non sapete dominare le vostre mani. Non fate che spostare la forchetta e il coltello, urtare il bicchiere, tamburellare sul bordo del piatto, sbriciolare il pane, ecc… Come pensate di riuscire a dominare delle potenze che vi superano, se non siete ancora riusciti a controllare le vostre mani? Anche quando meditate, non sempre riuscite a tenerle immobili. Volete realizzare grandi cose? Ebbene, iniziate da quelle piccole, poiché sono le piccole cose che un giorno riusciranno a smuovere quelle grandi».
Per dominare queste “piccole cose”, i gesti, ci vuole molta presenza, vale a dire molta consapevolezza ed anche molta concentrazione. La consapevolezza ci permette in particolar modo di vivere nel momento presente, nel qui ed ora. Molte pratiche meditative hanno proprio questa funzione: riportarci nel presente, permetterci di riprendere contatto con la realtà, con noi stessi, con i nostri pensieri e le nostre emozioni, e soprattutto ci insegnano a dominare gli stati psichici ed emotivi faticosi, negativi.
Ecco ancora due passaggi di Aïvanhov sull’importanza di vivere nel presente, sull’importanza della consapevolezza:
«Gesù diceva: “Non affannatevi per il domani, poiché il domani si prenderà cura di sé. Ad ogni giorno basta la sua pena”. Alcuni hanno interpretato queste parole come un invito a vivere nella spensieratezza. È esattamente il contrario: Gesù pone l’accento sulla consapevolezza e la vigilanza che ci aiutano a vivere bene l’oggi. “A ogni giorno basta la sua pena”. È dunque necessario “penare”, poiché il domani non si sistemerà da solo, ed è imprudente lasciare che arrivi senza preparare nulla. Il fatto che non ci si debba preoccupare del domani presuppone che ci si preoccupi dell’oggi. È l’oggi che richiede tutta la nostra attenzione, tutte le nostre cure. Quanti dimenticano il presente per pensare esclusivamente all’avvenire! Credono che non ci si debba porre tante domande riguardo al presente, dal momento che lo stanno vivendo. E invece è proprio il contrario! È sul presente che occorre concentrarsi».
«Il presente è privilegio di Dio. Dio vive in un eterno presente, ed è al presente che Egli ha dato ogni potere. Sapendolo, ciascuno di voi deve dire a sé stesso: “Oggi, io pure dispongo dell’oggi. Il passato è già stato, e l’avvenire ancora non è. Solo il presente mi appartiene. Perciò, al lavoro!” Ma che cosa fanno invece gli esseri umani, per la maggior parte? Rimuginano sul passato, sognano l’avvenire, e sono assenti riguardo al presente: lasciano che scorra non sapendo come viverlo. Il più delle volte, il passato è oggetto di rimpianti e rimorsi: si rimpiangono i bei vecchi tempi, oppure ci si rimprovera gli errori, le scelte fatte, le decisioni prese in passato. Quanto all’avvenire… Ma se non si sa come agire nel presente, quale avvenire ci si può mai aspettare? Pur sperando che il futuro sarà felice, migliore, ci si preoccupa: cosa succederà? E sarà così fino a quando non si imparerà a fondare il domani su quella base solida che è l’oggi».
Tra i mezzi più efficaci che esistono per sviluppare una presenza consapevole dobbiamo ricordare le opportunità offerte dai 5 sensi. Questi straordinari strumenti che l’Intelligenza cosmica ci ha donato sono 5 “porte” che ci permettono di entrare in contatto con il mondo, di conoscerlo e di interagire con esso. Soprattutto, però, il corretto utilizzo dei 5 sensi ci permette di essere nel presente. Quando, per esempio, si ascolta consapevolmente un brano di musica, sviluppando la concentrazione e riuscendo ad evitare ogni tipo di distrazione, entriamo in contatto con la realtà e, attraverso l’udito, “viviamo il presente”. Su questo punto Aïvanhov è molto esplicito, tanto da affermare che i 5 sensi non solo ci permettono di vivere nel presente, ma anche di entrare in quello stato di coscienza chiamato eternità:
«L’uomo ha fatto della vita eterna una questione tanto astratta che non riesce più a rendersi conto di avere a disposizione tutti gli elementi per poterla vivere: gli occhi, le orecchie, il naso, la bocca, le mani. […] Più avrete considerazione per i vostri 5 sensi, e starete attenti al modo in cui ve ne servite, più vi avvicinerete alla conoscenza delle cose supreme, che nessun libro, nessun filosofo vi rivelerà mai. La rivelazione proviene dalla vostra interiorità e non vi inganna mai: essa è il risultato del modo corretto di usare i 5 sensi. Se saprete educare i vostri 5 sensi avrete la conoscenza senza nessun errore».
L’uso consapevole dei 5 sensi ci porta quindi a sviluppare due importanti qualità dell’essere: la presenza, ossia quello stato d’Essere di consapevolezza in cui si può sperimentare ed assaporare l’eternità e lo sviluppo della conoscenza intuitiva, una forma di conoscenza superiore, dove i 5 sensi ci permettono di decifrare e comprendere persone e situazioni.
(Omraam Mikhael Aivanhov)
– Prosveta pubblica le opere d’Aivanhov
– Aivanhov (amazon)
– Aivanhov (macrolibrarsi)
– Aivanhov su Wikipedia
[ Fonte OmraamWiki, progetto internazionale realizzato con il contributo dei fondi della Ricerca scientifica dell’Università per Stranieri di Perugia (Dipartimento di Scienze Umane e Sociali) ]
[ Il contenuto è disponibile in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo, se non diversamente specificato ]