3m. Cos’è la meditazione? Che senso ha fare meditazione?
J.B. (Jean Bouchart D’Orval): Meditare, è mettere un termine a tutto ciò che si è fatto nella vita e fare qualche altra cosa? No, è continuare nella direzione che seguiamo, ma andare fino in fondo.
Smettere di accontentarsi di uno sterile compromesso. Andare fino in fondo. Quando eravamo molto giovani, bambini, gioivamo tutti, totalmente, pienamente. Andavamo fino in fondo, scelti dal gioco. Eravamo nella gioia, nella meraviglia. Ciò che facevamo, era con amore, attraverso il gioco. Nessuna meditazione, nessun bisogno di concentrazione.
E’ stato dopo che la memoria si è riempita. C’è stata accumulazione e alla fine agitazione. Ora, la meditazione è la vera natura dell’esistenza, che è pura tranquillità e pura gioia.
Questo stato è stato senza dubbio guastato dall’agitazione, dai desideri, dalle paure, da tutto quello che si è cristallizzato attorno alla cosiddetta personalità. Ma questo non è andato perduto.
Per gli esseri umani che, in un momento di grazia, d’apertura, ritrovano quello stato, diremo che sono in contemplazione o in meditazione.
Il concetto di meditazione è venuto a persone che sono state scelte dalla bellezza della vita, dalla meraviglia davanti all’esistenza, come i bambini. Loro hanno visto che la loro mente li rendeva agitati, e si sono detti che c’era uno stato in cui si può stare più tranquilli, più all’ascolto. L’hanno chiamato meditazione. Perché la meditazione è la sola cosa che non si può “fare”, cioè si fa attraverso l’amore, l’entusiasmo. La realtà è che è il solo momento in cui non facciamo niente. Non c’è nessuna direzione deliberata, volontaria.
Cosa posso volere se non è già nella mia memoria? Volere, è voler rifare il conosciuto. Il genere di vita in cui viviamo e in cui ci siamo lasciati radicare, è volontarista, che si concentra su tutto il sedicente individuo che fa e raccoglie il frutto dopo l’azione. La paura è voler rifare ciò che si conosce. La meditazione non ha niente a che fare con questo. E’ una scelta. Forse è il solo momento della giornata dove il meccanismo del volere acchiappare, prendere e comprendere è a riposo. Perché il meccanismo di presa e la comprensione partecipano allo stesso movimento, che concerne l’io fabbricato. In India si chiama ahamkara. Aham è l’io universale, l’esistenza stessa; ahamkara è l’io artificiale che si è costruito nello spazio e nel tempo, quello che è attratto da tutti i desideri, dalle paure, dai rimpianti. … Prosegui la lettura su sviluppocoscienza.it …
[ Jean Bouchart D’Orval – Essere scelto – 3ème Millénaire n. 93 – Traduzione della dr.ssa Luciana Scalabrini ]
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