[ … segue da Prima Parte ]
D: Mi è difficile comprendere il legame tra la sorgente di quel “me” (il ricercatore) e la sorgente di chi non ne ha.
R: Non c’è niente da rinnegare. Non c’è che il Cuore, senza secondo cuore. Il “me” è l’idea che esista un secondo cuore, che ci sia un “me” me-stesso. Il me è falso, è creato dall’immaginazione di un secondo sé. La prima esperienza “Io” ha bisogno di un secondo. Deve prima esserci chi fa l’esperienza assoluta, affinché la prima nozione “Io” sia sperimentata come la prima nozione della coscienza pura. Con quella esperienza, la crisi esistenziale comincia, perché è la radice di “Io sono” e di “io sono il mondo” o “io sono Carlo. Con questa prima idea di esistenza, c’è già la separazione. Prendendo l’immagine di quello che è la luce della coscienza pura per ciò che tu sei, tu prendi un’esperienza per una definizione di ciò che tu sei. In questo senso, persino “essere” è già troppo.
Non puoi rinnegare niente, perché il Sé non ha mai relazione con lui-stesso. Per avere una relazione bisogna essere due, ma non c’è nemmeno “uno”. L’idea di uno e di secondo sono delle idee. Così, quando l’idea di secondo scompare, cade anche quella di “uno”. E’ la ragione per cui Quello si chiama la non-dualità e non l’unità. L’unità è ancora la radice della separazione: se c’è uno, ci sono due. Allora cosa fare?
D: La sorgente che crea il sogno ha una intenzione?
R: No, non c’è che la libertà. E’ totalmente libera, senza scelta, senza intenzione. E’ perciò incapace di scegliere o di avere una qualsiasi intenzione. E’ per questo che non può evitare di risvegliarsi a quell’”Io”. E’ la sua natura, non può evitare di risvegliarsi. E ciò che s’è risvegliato, tu non puoi disfarlo. Pertanto tutto ciò che fai come ricercatore è di tentare di disfare questo primo risveglio all’ “Io”. Tu puoi disfare la realizzazione di ciò che è il Sé, come se potessi ritornare da dove vieni. Questo implica per forza l’idea che tu hai perduto ciò che sei, e questa idea è ancora il “me”, il pensiero-radice di “Chi sono io?” e di tutte le altre domande.
L’apparenza di chi domanda (io) o della persona che fa l’esperienza è già immaginazione. Tu sei “prima” di questa prima immaginazione.
D: E’ per questo che raccomandi sempre di essere “prima”?
R: All’inizio “prima” è forse un concetto, ma in effetti non è che l’innocenza. “Prima” tende verso l’innocenza, verso ciò che non può in nessun caso essere sentito, che non è mai una sensazione. Come la domanda “chi sono?”, indica il mistero dell’esistenza. Così tutte le idee che hai riguardo alla tua storia, alla tua nascita, alla tua ricerca e a tutti i problemi che vengono dall’idea “sono in vita”, saranno forse annientati da quel mistero, perché non c’è nessuna risposta ad alcuna domanda. Tutto quello non è che un concetto. Tu non hai bisogno di quello per essere ciò che sei.
Non posso che indicare ciò che non è temporaneo qui-ora, ciò che è presente ad ogni momento.: Ciò che tu sei, ciò senza cui niente potrebbe accadere, questa percezione stessa, ciò senza cui non ci sarebbe né visione, né niente di visto, ciò che non è mai cambiato né toccato da nulla, quel silenzio, quella calma assoluta, quel che era presente il momento prima e il momento dopo, e tutti i momenti, ciò che è senza cambiamento malgrado tutti i cambiamenti. Chiamare Quello “prima” significa semplicemente che Quello non cambia mai, che è prima di qualsiasi idea. E’ totalmente solido, mai nato, mai morto, è l’esistenza assoluta.
D: Cosa vuol dire completamente solido?
R: Così solido che di più non si può esserlo. Non può essere mosso. Come Quello non esiste niente, Quello non può essere racchiuso in una forma né trasformato. Non se ne può far niente. E’ anteriore a ciò che esiste, qualunque sia la forma di questa esistenza, perfino prima della luce che si manifesta in forma e non-forma, in materia e non-materia. E prima di quella luce, in sé, è solido. Tutto il resto è effimero e oggettivo. E’ abbastanza solido?
D: E orribile!
R: Tuttavia Quello solo è il silenzio, che non può mai essere oggettivato in nessuna forma d’esistenza, che non può essere cambiato né trasformato nella sua essenza, che non fa mai parte del va-e-vieni di una qualunque idea. Quello solo è solido come l’esistenza stessa, che mai muore, né nasce, né va , né viene. Checché se ne dica, Quello è totalmente incondizionato, perché in Quello, non c’è niente che possa essere condizionato. Per questo motivo, tutti i condizionamenti, tutto ciò che puoi sperimentare, è immaginazione. Ciò che è la vita stessa non può mai nascere, né morire né essere un’idea effimera. In questo senso, tutto ciò che può essere immaginato, è morto.
D: Si può dire che non si conoscerà mai quel mistero perché si è?
R: Forse, forse. Forse che dubiti di esistere?
D: Io non ne so niente!
R: “Non ne so niente” è un bel riparo dietro cui ti nascondi. Per non saperne niente, bisogna già esistere. Non c’è modo di uscire da ciò che sei. Se dici: “non esisto”, tu esisti ancora, tu hai solo cambiato concetto. Nessuna comprensione, nessuna forma di profonda realizzazione dell’esistenza potrà farti uscire da questo “io”. Il primo concetto “Io” è indistruttibile.
(Da: 3ème Millénarie n. 72 – Traduzione della Dr.ssa Luciana Scalabrini)
– Prima parte –
– Karl Renz (amazon)
– https://it.wikipedia.org/wiki/Karl_Renz
– Fonte