D. Forse ho fatto un po’ di confusione. Ho pensato che ‘essere’ non significa ‘divenire’. Mi è accaduto, durante delle esperienze dolorose, di avere avuto dei momenti di silenzio in cui tutto mi sembrava chiaro. Però poi, quando successivamente si è presentata una situazione di tipo analogo, ci sono caduta di nuovo in pieno e allora mi sono detta che a furia di fare esperienza forse si riesce a divenire all’essere. Dunque noi non siamo, ma diveniamo e questo mi dispiace.
R. Il considerarsi come un’entità separata conduce automaticamente ad un’oscillazione tra l’essere e il divenire, e questa oscillazione è basata su una struttura costituita dalla memoria. La memoria non è altro che paura e ansietà, aggressione e difesa e non avviene che nel passato, in funzione del passato.
Tutto quello che è sperimentato, tutto quello che è percepito, non è che passato. Nessun oggetto, nessuna percezione è presente, tutto è passato. Soltanto la percezione originaria dell’Essere è presente ed è in questa Presenza che l’apparenza presente-passato-futuro si svolge.
D. Praticamente bisognerebbe vivere ogni minuto come se fosse uno (unico)…
R. Sì. Non c’è che l’Uno. La coscienza e la sua proiezione sono una sola cosa. Non c’è causa, né effetto, non c’è soggetto né oggetto.
I “due” non sono che memoria. Quando si pensa al soggetto e all’oggetto, quando si pensa alla causa o all’effetto, questo pensiero non può mai essere simultaneo. Essi appaiono soltanto in successione, nel tempo. Quindi non c’è l’Uno, ma i due.
D. Spesso ho la sensazione di non vivere, di pensare certe cose e poi di non farle e di farne altre senza pensarle. Come imparare a vivere senza avere la sensazione di vivere?
R. Nessuno vive. Non c’è che la vita. Ascoltate la vita.
D. E se c’è difficoltà nell’ascoltarla?
R. Bisogna vedere in che cosa consiste questa difficoltà.
(Da: Vedanta – Nº 29 – Jean Klein – Un incontro senza scopo – Associazione Vidya Bharata, Gruppo Vedanta Citra)