Il vero pellegrinaggio, checché se ne dica, è soprattutto quello interiore. I più autentici territori inesplorati, quelli che la ricerca introspettiva intende riportare alla luce, sono comunque al di là della mente. Anche se dapprincipio, ai suoi esordi, il neofita dell’avventura spirituale lo ignora del tutto, con il protrarsi dell’indagine scoprirà che l’unico insegnamento plausibile può impartirglielo solo la sua stessa consapevolezza.
Tangen studiava con Sengai sin da bambino. Arrivato a vent’anni, voleva lasciare il suo insegnante e vederne degli altri per fare uno studio comparativo, ma Sengai non gliene dava il permesso. Ogni volta che Tangen accennava al suo proposito, Sengai gli dava un colpo sul capo. Finalmente Tangen chiese a un confratello più anziano di convincere Sengai a dargli il permesso. Il confratello lo fece e poi riferì a Tangen: «E’ tutto a posto. Ho combinato che tu parta subito per il tuo pellegrinaggio».
Tangen andò da Sengai per ringraziarlo del permesso. Il maestro rispose dandogli un altro colpo. Quando Tangen ne parlò al confratello più anziano, questi disse: «Ma che succede? Sengai non ha il diritto di dare il permesso e poi di cambiare idea. Voglio proprio andare a dirglielo». E andò a parlare con l’insegnante.
«Non mi sono rimangiato la mia parola» disse Sengai. «Ho voluto soltanto dargli un ultimo scappellotto, perché al suo ritorno sarà illuminato e non potrò più punirlo».
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