WUMINGLU
La storia riportata è dichiaratamente umoristica, ma così sottile e leggera da poter essere considerata a tutti gli effetti un vero e proprio insegnamento.
RACCOLTA DELLA VITA E DEGLI INSEGNAMENTI DI WUMING
Compilata dal maestro Dongwang, abate del monastero di Hanxin nel tredicesimo anno dell’ era del Drago di Terra [898].
* * *
«Mio caro amico, molto reverendo maestro Dongwang,
Vecchio e malato, riposo, sapendo che scrivere queste parole sarà il mio ultimo atto su questa terra, e che al momento in cui le leggerai, avrò lasciato questa vita. Sebbene noi non ci siamo più rivisti nel corso dei lunghi anni che hanno seguito i nostri studi comuni presso il nostro molto venerabile maestro, ho spesso pensato a te, il suo più degno successore. Monaci di tutta la Cina raccontano che tu sei un vero leone del Buddha-Dharma; che il tuo occhio è una stella filante, che la tua mano afferra il lampo e che la tua voce esplode come il tuono. Si dice che ogni tuo atto scuota il cielo e la terra e disperda senza remissione gli elefanti e i draghi dell’ illusione. Mi si racconta che il tuo monastero è senza rivali per quanto riguarda il rigore, e che sotto la tua esigente direzione, centinaia di monaci perseguono la loro formazione col più gran zelo e vigore. Ho anche sentito dire che riguardo al problema del successore compiuto, la fortuna non ti ha favorito altrettanto. Ciò mi conduce al soggetto di questa lettera.
«Vorrei attirare la tua attenzione sul giovane a cui questa nota è allegata. In piedi davanti a te, come dovrebbe essere, senza dubbio nell’atto di sorridere stupidamente, rimpinzandosi di cetrioli marinati, potrai forse chiederti se egli sia così ritardato come sembra, e se sì, che cosa mi spinga a inviartelo. Per rispondere alla prima domanda, posso assicurarti che il ritardo mentale di Wuming è molto più completo di quanto la semplice apparenza non possa far pensare. E per la seconda domanda, non posso che rispondere che a dispetto di un tale ebetismo, o forse a causa di esso, o più verosimilmente ancora, malgrado e a causa di esso, Wuming sembra ricoprire, inconsciamente e accidentalmente, il ruolo di un grande Bodhisattva. Forse ti potrà essere utile.
«Concedigli sedici ore di sonno al giorno e dagli in abbondanza cetrioli marinati e Wuming sarà sempre felice. Non aspettarti niente da lui e sarai felice.
Rispettosamente,
Jinmang»
Dopo i funerali di Jinmang, i benefattori del suo tempio si occuparono di organizzare il viaggio di Wuming fino al monastero di Hanxin, dove risiedevo allora, come adesso, in qualità di abate. Un monaco trovò Wuming alla porta del monastero, e vedendo un biglietto col mio nome appuntato alla sua veste, lo condusse da me.
L’usanza vuole che, quando si presentano all’abate per la prima volta, i monaci arrivati di fresco si prosternino tre volte davanti a lui e gli chiedano rispettosamente di essere accettati come allievi. Ciò fece sì ch’io fossi un po’ preso di sorpresa quando Wuming entrò nella stanza, prese un cetriolo marinato da un vasetto che aveva sotto braccio, se lo ficcò tutto intero in bocca, e masticandolo beatamente, si mise a sorridere col sorriso imbecille sdentato che sarà un giorno leggendario. Gettando uno sguardo noncurante attorno nella stanza, emise un forte schiocco di labbra e chiese: «Quando si mangia?»
Dopo aver letto il biglietto del mio caro vecchio amico Jinmang, chiamai il cuoco dei monaci e gli chiesi di mostrare il suo alloggio al mio nuovo discepolo. Quando furono usciti, pensai alle parole di Jinmang. Hanxin era effettivamente un luogo di formazione della massima rudezza: lì gli inverni erano glaciali e le estati torride. I monaci non dormivano più di tre ore per notte e non consumavano che un solo pasto molto semplice per giorno. Il resto della giornata, lavoravano duramente attorno al monastero e praticavano assiduamente nella sala di meditazione. Tuttavia, ciò che Jinmang aveva inteso dire era esatto. Tra tutti i miei discepoli, non ce n’ era alcuno di cui potessi essere sicuro che fosse un valoroso recipiente dell’ intrasmissibile Dharma trasmesso. Cominciavo a perdere la speranza, temendo di non potere, in mancanza di non fosse che un solo successore, adempiere ai miei obblighi di perpetuare il lignaggio dharmico del mio maestro.
Difficilmente si poteva accusare i monaci di compiacimento o d’ indolenza. La loro aspirazione sincera e il loro sforzo di disciplina erano ammirevoli, in verità, e molti di loro avevano raggiunto una grande luce di saggezza. Ma erano troppo preoccupati della loro capacità a sottomettersi a una rude disciplina, e troppo fieri del loro livello di comprensione. Si accapigliavano per i posti di prestigio e di potere e rivalizzavano tra loro per essere riconosciuti. La gelosia, le rivalità e l’ ambizione sembravano coprire il monastero di Hanxin come l’ avrebbe fatto una grossa nuvola, ingollando fino ai più saggi e ai più sinceri nella sua nebbia oscurante. Tenendo il biglietto di Jinmang davanti agli occhi, sperai e pregai che questo Wuming, questo ‘Bodhisattva accidentale’, fosse il lievito che tanto mancava alla mia ricetta.
Con mio grande piacere e stupore, Wuming s’ inserì nella vita di Hanxin come un’ anatra in uno stagno. Su mia richiesta, gli si assegnò il lavoro di preparare le marinate in cucina. A tale compito s’ indaffarava senza posa, e con una serietà piena di buonumore, metteva insieme e preparava gli ingredienti, portava pesanti botti, prendeva e portava l’ acqua, e certo, verificava liberamente la qualità della sua produzione. Era estasiato!
Quando i monaci si riunivano nella sala di meditazione, trovavano invariabilmente Wuming seduto in un’ immobilità assoluta, apparentemente immerso in un profondo samâdhi. Nessuno mai intuiva che la sola cosa che era profonda nella meditazione di Wuming, era l’ aspetto inverosimile del fatto che questo ragazzo potesse trovare che la postura, gambe ripiegate in loto, schiena dritta e centrata, potesse anche essere meravigliosamente propizia per le lunghe ore di sonno che egli apprezzava tanto.
Giorno dopo giorno, e mese dopo mese, mentre i monaci lottavano per restare all’ altezza delle esigenze fisiche e spirituali della vita monastica, Wuming, lui, la traversava senza sforzo, col sorriso e come facendosene gioco. Anche se, a dire la verità, la sua pratica dello Chan era senza il minimo merito, in virtù delle apparenze esteriori tutti lo prendevano per un monaco molto realizzato e perfettamente disciplinato. Certo, avrei potuto dissipare quest’ errore senza la minima difficoltà, ma sentivo che la particolare forma di magia di Wuming faceva il suo effetto e non mi sarei privato di tanto abili seppur assurdi mezzi.
A volta a volta, i monaci erano gelosi, perplessi, ostili, umiliati e ispirati da ciò che presumevano essere la grande realizzazione di Wuming. Molto evidentemente, quest’ ultimo non immaginò mai che il proprio comportamento, né quello di chiccessia, potesse meritare simile giudizio, dato che si trattava degli effetti di una natura ben più sofisticata di quanto la sua mente fosse capace. Al contrario, tutto per lui era talmente evidente e semplice che gli altri lo credevano insondabilmente sottile.
La presenza indecifrabile di Wuming aveva un effetto incredibilmente destabilizzante sulla vita degli altri monaci e tagliava corto nel gioco delle razionalizzazioni che accompagna così frequentemente una tale destabilizzazione. La sua estrema evidenza lo rendeva inintelligibile e lo immunizzava contro le pretese sociali degli altri. I tentativi di adulazione come le invettive incontravano lo stesso sorriso d’ incomprensione, sorriso che i monaci credevano essere il filo stesso della spada della Perfetta Saggezza. Vista che essi non trovavano né sollievo né divertimento in tali scambi, ciascuno di loro si vedeva costretto a ricercare la fonte e la soluzione della loro angoscia all’ interno della propria mente. Più importante ancora, e anche più assurdo, Wuming fece nascere nella loro mente l’ incontenibile determinazione a penetrare pienamente l’ insegnamento che dice che «la Grande Via è senza difficoltà», il quale sentivano che egli incarnava.
Benché nel corso della mia vita io abbia incontrato un buon numero dei più venerabili propagatori degli insegnamenti del Tathâgata, mai ne ho incontrati di altrettanto abili di questo meraviglioso pazzo di Wuming nello svegliare gli altri alla loro intrinseca buddhità. I suoi sproloqui spirituali erano come faville che accendevano la fiamma della saggezza di risveglio nelle menti di coloro che ingaggiavano la conversazione con lui.
Un giorno, un monaco si avvicinò a Wuming e gli chiese, in tutta sincerità: «In tutto l’ universo, che c’ è di più meravoglioso?» Senza esitare, Wuming allungò un cetriolo sotto il naso del monaco ed esclamò: «Niente è più meraviglioso di questo!» Cosa che lo fece immediatamente cadere di colpo nel dualismo soggetto-oggetto: «L’ intero Universo è un cetriolo marinato e un cetriolo marinato non è diverso dall’ intero Universo!» Wuming si contentò di ridere a singhiozzi e replicò: «Smetti di dire stronzate. Un cetriolo è un cetriolo e l’ intero Universo è l’ intero Universo. Non vi è nulla di più evidente!» Il monaco, penetrando di colpo la perfetta manifestazione fenomenica della Verità assoluta batté le mani e rise, dicendo: «Attraverso lo spazio infinito, tutto è deliziosamente agro!»
In un’ altra occasione, un monaco gli chiese: «Il Terzo Patriarca ha detto, ‘La Grande Via è senza difficoltà, cessate semplicemente d’ avere preferenze’. Come puoi trovar gusto a mangiare cetrioli e rifiutarti di mangiare anche un solo pezzettino di carota?» Wuming ribatté: «Mi piacciono i cetrioli, e detesto le carote!» Il monaco vacillò come se fosse stato colpito dal fulmine. Poi, ridendo e piangendo, ballando, esclamò: «Gradire i cetrioli e detestare le carote è senza difficoltà, bisogna semplicemente cessare di preferire la Grande Via!»
Appena tre anni dopo il suo arrivo, le storie del ‘Gran Bodhisattva del monastero di Hanxin’ avevano fatto il giro delle provincie della Cina. Conoscendo la reputazione di Wuming, non mi stupii quando un messaggero dell’ Imperatore arrivò per ingiungere a Wuming di presentarsi immediatamente al Palazzo Imperiale.
Da tutto l’ Impero, rappresentanti dei Tre Insegnamenti del Buddhismo, del Confucianesimo e del Taoismo erano stati chiamati a recarsi alla capitale, poiché l’ Imperatore voleva proclamarne una in quanto vera religione che sarebbe dovuta essere praticata e predicata in tutti i paesi che erano sotto la sua dominazione. L’ idea di una simile competizione non ha mai avuto la mia approvazione e inoltre, il timore di una persecuzione religiosa m’ inquietava molto. Ma un ordine dell’ Imperatore non può essere ignorato, è per questo che Wuming ed io ci mettemmo in viaggio il giorno seguente.
Nella grande sala del Trono erano riuniti più di cento preti ed eruditi che dovevano dibattere insieme. Erano attorniati dai signori più potenti della Cina, nonché da innumerevoli consiglieri del Figlio del Cielo. Tutte insieme le trombe squillarono, i cimbali risuonarono, e nuvole di fumo d’ incenso si levarono dappertutto; l’ Imperatore, portato da un distaccamento della Guardia, fu condotto fino al trono. Dopo che le formalità usuali furono state compiute, l’ Imperatore fece segno di cominciare il dibattito.
Scorsero le ore durante le quali preti e sapienti vennero avanti per presentare le loro dottrine e rispondere alle domande. Durante tutto questo tempo, Wuming rimase seduto, contento e senza preoccupazioni, a rimpinzarsi col suo nutrimento preferito. Quando la sua riserva fu terminata, ripiegò tranquillamente le gambe, raddrizzò la schiena e chiuse gli occhi. Ma il rumore e l’ agitazione erano troppo grandi e, incapace di dormire, divenne sempre più irritabile e nervoso ad ogni minuto che passava. Nel momento in cui lo tenevo fermamente per la nuca per tentare di trattenerlo, l’ Imperatore gli fece segno di avvicinarsi al trono.
Quando Wuming fu davanti a lui, l’ Imperatore disse: «Attraverso tutti i paesi si cantano le tue lodi come di un Bodhisattva la cui mente è come la Grande Vacuità stessa, e tuttavia, non hai avuto una parola da offrire a questa assemblea. Perciò te lo chiedo adesso, insegnami la Vera Via che tutti quelli che risiedono sotto il Cielo possano seguire.» Wuming non rispose nulla. Dopo qualche istante, l’ Imperatore, con una nota d’ impazienza nella voce, si espresse di nuovo: «Forse non mi hai sentito bene, allora mi ripeto! Insegnami la Vera Via che tutti quelli che risiedono sotto il Cielo dovranno seguire!» Wuming sempre senza rispondere, e il silenzio si propagò attraverso la folla quando tutti si sforzavano di percepire questo monaco che osava un così audace comportamento in presenza dell’ Imperatore.
Wuming non capiva niente di ciò che diceva l’ Imperatore, e tantomeno notava la tensione che vibrava attraverso la sala. La sua sola preoccupazione era quella di trovare un posto tranquillo dove poter dormire senza essere disturbato. L’ imperatore parlò ancora, e la sua voce tremava di furore, e il suo viso era rosso di collera. «Tu sei stato convocato a questo consiglio per parlare a nome degli insegnamenti buddhisti. La tua mancanza di rispetto non potrà più essere tollerata a lungo. Te lo chiederò ancora una volta, e se non mi risponderai, ti assicuro che le conseguenze sarebbero delle più gravi. Insegnami la Vera Via che tutti quelli che risiedono sotto il Cielo dovranno seguire!» Senza una parola, Wuming si girò e, in un silenzio stupefatto, l’uditorio sbalordito lo vide dirigersi verso l’ uscita. Ci fu un mormorio di incredulità sbalordita giusto prima che la folla esplodesse in una tempesta di confusione. Se certi applaudivano la brillante dimostrazione d’ intuizione religiosa che Wuming aveva loro fornito, altri correvano in ogni direzione in preda a una rabbia indignata, urlando ingiurie verso la porta che questi aveva appena varcato. Non sapendo se bisognasse elogiare Wuming o farlo decapitare, l’ Imperatore si girò verso i suoi consiglieri, ma questi non ne sapevano di più. Infine, considerando l’ anarchia frenetica alla quale il suo grande dibattito era stato ridotto, l’ Imperatore s’ era probabilmente dovuto render conto che quali fossero potute essere le intenzioni di Wuming, non vi era che un solo mezzo per evitare che il dibattito non divenisse un imbarazzo troppo serio.
«Il grande saggio del monastero di Hanxin ci ha molto abilmente dimostrato che il Tao non può essere confinato alle dottrine, ma è esposto ammirevolmente dagli atti armoniosi. Approfittiamo dunque della saggezza che egli ha così compassionevolmente condiviso con noi, e sforziamoci di fare in modo che ogni nostro passo unisca il Cielo e la Terra in accordo con il sottile e profondo Tao»
Avendo così parlato, il Figlio del Cielo mise termine al Grande Dibattito.
Corsi immediatamente fuori per ritrovare Wuming, ma era sparito nella moltitudine delle vie della capitale.
Sono passati dieci anni, e non l’ ho mai più rivisto. Nondimeno, un monaco errante si è fermato a Hanxin e ci ha dato delle notizie. Mi si dice che da questa decina d’ anni, Wuming erra attraverso il paese cercando invano di ritrovare la strada per tornare a casa. A causa della sua reputazione, è accolto e ricevuto dappertutto con generosità e gentilezza; tuttavia, quelli che s’ impegnano ad aiutarlo nel suo viaggio scoprono generalmente che sono stati aiutati nel loro.
Un giovane monaco raccontò cosi l’ incontro che fece nel corso del quale Wuming gli chiese: «Puoi dirmi dov’ è il mio domicilio?» Fuorviato riguardo al senso reale della domanda, il monaco replicò: «Il domicilio di cui parli si trova nel mondo relativo dello spazio-tempo, o parli del Domicilio Originale della Natura di Buddha inerente a tutte le cose?»
Dopo aver segnato una lunga pausa per considerare la domanda, Wuming alzò gli occhi e, sorridendo come solo lui sa fare, gli rispose: «Sì».
[Versione italiana eseguita da Plinio de’ Toffoli, sulla mia versione francese fatta su di un contributo anonimo provenendo dal San Francisco Zen Center. Da: zenmontpellier]
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