Un vero insegnamento – di natura spirituale – può essere trasmesso in due modi: in guisa relativamente tradizionale, ossia con una ripetizione continua e protratta sino a esperire l’incommensurabile realtà che trascende ogni fenomeno; oppure in maniera immediata, repentina, facendo leva sull’apertura emotiva indotta da una sorpresa fulminea e, quindi, dal susseguente sconcerto. In quest’ultimo caso, spesso e volentieri, la mente non tergiversa più, i desideri impulsivi si placano spontaneamente, i pensieri caotici che imperversavano indefessi rinunciano ad assillarla. Una nuova via, foriera di ogni bene, si delinea con perentoria semplicità …
“Molti allievi studiavano meditazione sotto la guida del maestro di Zen Sengai. Uno di questi tutte le notti si alzava, scavalcava il muro del tempio e andava a divertirsi in città.
Una notte, nel fare un giro di ispezione nei dormitori, Sengai scoprì l’assenza dell’allievo, e trovò anche l’alto sgabello che egli aveva usato per scalare il muro. Sengai tolse lo sgabello e si appostò ai piedi del muro.
Quando il nottambulo tornò, non sapendo che Sengai era lo sgabello, mise il piede sul
capo del maestro e saltò nel giardino. Non appena scoprì ciò che aveva fatto rimase sgomento.
Sengai disse: «La mattina presto fa molto freddo. Bada di non prenderti un raffreddore».
L’allievo non uscì più di notte.”
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