Il saggio indiano Narada era un seguace del dio Hari.
Egli era così devoto che un giorno gli venne la tentazione di pensare che non c’era al mondo nessuno capace di amare Dio come lui.
Il Signore lesse nel suo cuore e gli ordinò: “Narada, va’ sulle rive del Gange, e cerca la città dove vive uno dei miei devoti. La sua compagnia ti farà bene”.
Narada fece come gli era stato ordinato e trovò un contadino che si alzava presto la mattina, pronunciava una sola volta il nome di Hari, poi prendeva l’aratro e si recava a lavorare tutto il giorno nei campi.
La sera, poco prima di addormentarsi, pronunciava ancora una volta il nome di Hari.
Narada pensò: “Come può questo zotico essere un seguace di Dio, se sta tutto il giorno immerso nelle cure terrene?”
Allora il Signore comandò a Narada:
“Riempi fino all’orlo una scodella di latte e con essa fai il giro della città. Poi torna indietro senza versarne neppure una goccia”.
Narada fece come gli era stato ordinato.
“Quante volte ti sei ricordato di me mentre facevi il giro della città?”, chiese il Signore.
“Neppure una, Signore”, rispose Narada.
“Come avrei potuto, dal momento che tu mi hai ordinato di stare attento alla scodella del latte?”
Spiegò il Signore:
“Quella scodella ha assorbito la tua attenzione a tal punto che ti sei completamente dimenticato di me.
Che dire invece di quel contadino, il quale, nonostante il peso della famiglia da mantenere, si ricorda di me due volte al giorno?”.
(Da: “La preghiera della rana. Saggezza popolare dell’Oriente. Volume primo”, Anthony de Mello)
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– https://it.wikipedia.org/wiki/Anthony_de_Mello
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