Essere spirituali significa essere imperatori di sé. Questo è il modo di essere, ce n’è forse un altro? C’è qualcuno che in coscienza sceglierebbe di cercare qualcosa di altro o da altri? Non significa che si debba diventare completamente autosufficienti. Vi sarà sempre inter-dipendenza, ma all’interno di noi stessi vi è tutto: non c’è bisogno di cercare altrove. Persino la compagnia di qualcuno non è necessaria. Se qualcuno la desidera, gliela potete offrire, ma per voi stessi non ne avete bisogno. Questo significa che non siete più dei mendicanti, dentro. Solo per le cose esteriori vi servirà il mondo esterno. Questa è la libertà finale.
La spiritualità non è per i deboli. Se non siete capaci di fare altro nella vita, e perciò pensate di poter essere spirituali, vi sbagliate. Solo se sarete capaci di intraprendere e fare bene qualsiasi cosa di questo mondo, forse ci saranno delle possibilità che siate adatti alla spiritualità.
Non è qualcosa di destinato a gente che non sappia fare niente altro. Oggi, l’impressione che ha l’intero paese, e forse tutto il mondo, è che solo gente inutile e buoni a niente diventino ricercatori spirituali, perchè della gente cosiddetta spirituale è diventata così. Persone incapaci di fare qualsiasi cosa o di reggere gli alti e bassi della vita, tutto quello che devono fare è indossare l’abito ocra e sedere davanti a un tempio, così la loro vita è risolta. Ma questa non è spiritualità. E’ solo accattonaggio in uniforme. Se dovete conquistare la vostra coscienza, se dovete raggiungere l’apice della coscienza, non potrete farcela mendicando. Esistono due tipi di mendicante: Gautama, il Buddha, e le persone di quel livello, sono mendicanti supremi. Tutti gli altri sono semplici mendicanti. Direi che il mendicante sulla strada e il re sul suo trono sono entrambi mendicanti. Entrambi chiedono continuamente qualcosa all’esterno. Il mendicante di strada chiederà soldi, cibo o ricovero. Il re potrebbe chiedere la felicità, o la conquista di un altro regno, o simili insensatezze. Lo vedete come ciascuno sta mendicando qualcosa? Gautama mendicava soltanto il cibo, per il resto era del tutto autosufficiente. Tutti gli altri l’unica cosa che non mendicano è il cibo. Mendicano per qualsiasi altra cosa. Tutta la loro vita è accattonaggio. Guadagnano solo cibo. Un essere spirituale ha guadagnato ogni altra cosa al suo interno e mendica solo per il cibo. Qualunque modo pensiate sia il migliore, siate. La via che pensate sia la più efficace per vivere, vivetela.
Una volta che si sia realizzato questo, si conduce una vita differente. Quando non ci sono più desideri, niente più bisogni interiori, solo allora si comprende cos’è l’amore, la gioia e cosa significa condividere. Condividere è: ‘Tu non mi devi nulla, perchè io non ho bisogno di nulla da te, ma, comunque, io dividerò questo con te. Una vita intera fondata sul baratto può essere conveniente, ma è la via dei deboli. Questa debolezza è la prima cosa che si deve abbandonare quando si incontra Shiva. Se si vuole incontrarLo, è bene stare alle Sue condizioni. Shiva non viene a incontrare un semplice mendicante. Dunque si deve imparare ad incontrarLo alle sue condizioni, o dissolversi; queste sono due vie. Jnana e Bhakti significano proprio questo. Bhakti significa fare di sè stessi lo zero assoluto e incontrare Lui. Jnana significa incontrare Shiva alle Sue condizioni: diventare infiniti. Altrimenti, non ci sono possibilità di incontrarLo.
Amore, o Bhakti, sembra la via più facile. Lo è, ma vi sono un maggior numero di tranelli lungo il cammino, rispetto a Jnana. Nella Bahkti non è dato sapere. Anche se si è caduti in una trappola, non è dato di saperlo; così è questa via. Non si sa neppure di essere preda delle proprie illusioni. In Jnana non è così. Ogni passo che si fa, si conosce. Non posso dire se sia un cammino difficile, ma è un cammino per coraggiosi, non per deboli. I deboli non potrebbero mai farlo, ma ognuno ha la possibilità di farlo. Tutti hanno le capacità per farlo se superano le proprie limitazioni. Dipende solo dal possedere o no la volontà di farlo, tutto qui.
Si diventa ciò che si pensa. Spontaneamente le energie tendono verso ciò che consideriamo supremo. Chi desideri percorrere il cammino spirituale deve fare in modo che esso sia il pensiero dominante nella sua mente, che sia ‘la prima e l’ultima cosa che voglio nella mia vita’. In questo modo, spontaneamente, le energie si orienteranno ad esso. Solo allora la lotta che si combatte momento per momento è finita e non si deve più lottare per correggere sé stessi.
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