Sofferenza è un termine fondamentale nel pensiero buddista. È una parola-chiave e va capita bene. Il termine pali è dukkha e non indica soltanto il dolore del corpo. Include anche quel sottile e profondo sentimento di insoddisfazione che è parte di ogni momento psichico e che deriva direttamente dal sempre mutevole sostrato mentale.
L’essenza della vita è sofferenza, disse il Buddha. A prima vista sembra un’affermazione troppo cupa e pessimistica. Sembra perfino falsa. Dopotutto, c’è abbondanza di periodi di tempo in cui siamo felici. Non è così? No, non è così. Sembra soltanto. Prendi un momento qualsiasi in cui ti ritieni davvero soddisfatto ed esaminalo approfonditamente. In fondo, sotto la gioia, troverai quel sottile e onnipervadente ronzio carico di tensione, la sensazione che, non importa quanto questo momento sia fantastico, sta comunque per concludersi. Non importa quanto tu abbia guadagnato o vinto, sei destinato o a perderne una parte o a passare il resto dei giorni a custodire quel che hai ottenuto e a progettare come averne di più. E, alla fine, sei destinato a morire. Alla fine, perderai tutto. È tutto transitorio.
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– https://en.wikipedia.org/wiki/Henepola_Gunaratana