Un giorno il Buddha sedeva nel bosco con trenta o quaranta monaci. Avevano fatto insieme un ottimo pranzo e stavano in buona compagnia l’uno dell’altro, sopraggiunse un contadino molto triste, che chiese al Buddha e ai monaci se avessero visto passare le sue vacche. Il Buddha rispose di no. Allora il contadino disse:
«Monaci, sono così depresso. Avevo dodici vacche e non riesco a capire perché siano fuggite. Avevo anche una piantagione di sesamo di alcuni acri, ma gli insetti l’hanno interamente divorata. Sono tanto infelice che vorrei morire».
Il Buddha disse:
«Amico mio, non abbiamo visto alcuna vacca passare di qui. Forse devi cercarle nell’altra direzione».
Il contadino ringraziò e scappò via, mentre il Buddha si rivolgeva ai monaci:
«Amici miei, siete le persone più felici del mondo, perché non avete vacche da perdere. Se aveste vacche da allevare sareste indaffaratissimi. Perciò per essere felici, dovete imparare l’arte di lasciar andare le vacche. Lasciatele andare a una a una. All’inizio credevate che queste vacche fossero necessarie per essere felici, ma adesso vi rendete conto che non sono affatto essenziali per la vostra felicità, ma che, al contrario, costituiscono un ostacolo. Perciò vi siete decisi a lasciarle andare».
(da un discorso di Thich Nhat Hanh, Castelfusano, aprile 2003 – perle.risveglio.net)
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Questo finchè c’è qualcuno che ha le vacche ma é disposto a condividere il suo cibo con te.