D: Potreste parlare di fedeltà?
EB: Dell’amore non si può parlare perché è ciò che è. Ciò che è non è un’esperienza oggettiva, ciò che è lì ad ogni istante, salvo quando si pretende di amare o quando si vuole essere amati. Quando voglio essere amato, voglio qualche cosa. Quando voglio qualche cosa, non amo. Quando non voglio più amare, quando non voglio più essere amato, quando mi libero da questa volontà di appropriarmi, di sentire qualcosa, ciò che resta è l’amore. Se c’è fedeltà a questo amore, è una vera fedeltà. Ma ogni volta che amo qualcuno, ogni volta che voglio essere amato, sono infedele alla mia autonomia e questa infedeltà costa molto cara: essa mi divide dalla mia risonanza, dall’amore vero. La fedeltà all’amore non è qualcosa da fare, è ciò che si compie costantemente, tranne quando voglio amare o essere amato. Allora è un tradimento, un’impostura:l’ego che prova ad afferrare qualcosa. Amare qualcuno è una proiezione, un fantasma – proprio come non amare qualcuno. Dire che non si ama quella persona è una fantasia; è essere diviso dalla propria risonanza. Quando dico che qualcuno non è simpatico, vivo nella mia fantasia, nel mio orgoglio, sono diviso dalla mia realtà. Presente, non c’è niente che non mi sia simpatico. Ma quando vivo nella mia fantasia, tutto ciò che non corrisponde alla mia attesa, mi è antipatico.
Dunque amare o detestare viene dal medesimo mondo fantasmatico e non ha niente a che vedere con la realtà. La natura delle cose è l’amore; non posso perciò dire di amare qualsiasi cosa. Amare qualcuno vorrebbe dire amare meno gli altri; non è amore, è mancanza di amore.
L’amore non è esclusivo, è inclusivo.
Ci sono persone che amano i loro figli e amano meno quelli degli altri: è una patologia. Il bambino che è davanti a noi, è il nostro bambino. Questa fedeltà all’amore è una forma di chiarezza. Aver bisogno d’amore, di essere amato! Bisogna liberarsi di questa fantasia per giornali femminili! Nessuno ci ha mai amato, nessuno ci amerà mai – è proprio così! Nessuno può amare, l’ego non può amare. Qualcuno non vi ama, qualcuno proietta su di voi un’attesa. Quando corrispondete a questa attesa, vi ama. Quando non corrispondete più, vi getta via, prende qualcun altro che ama a questo modo. Non si ha bisogno di questo amore. Il bisogno di essere amato è una malattia, il bisogno di amare anche. E’ una malattia che si risolve quando si risveglia una sensibilità corporea. Il risveglio sensoriale ci libera da questi bisogni fantasmatici. Non ci sono bisogni. Il bisogno, è un futuro.
Nella sensibilità, nell’istante, di cosa potrei aver bisogno?
Non vuol dire niente. Non nega la chimica del corpo: certe forme, certi colori, certi odori, certe regioni del mondo risuonano di più di altre in voi. Più siete sensibili più lo sentite. Degli animali vi attirano più di altri, anche degli esseri, delle forme di corpi, degli odori, dei suoni di voci, dei modi di muoversi. Ma non è amore. L’amore è la risonanza con tutto quello che c’è. Non è perché qualcuno ha un odore, o degli occhi o una voce, delle gambe che ci piacciono di più che bisogna dire: amo questa persona. E’ un’attrazione fisiologica, non è amore.
A un certo momento, ciò che vi allontana fisiologicamente non è antipatico e ciò che vi stimola non è simpatico. Avviene in altro modo: la sensazione è lì, la vedete per quello che è. Con certuni il vostro contatto è più facile che con gli altri – dov’è la scelta? Le persone con cui non partite per un viaggio, non le amate meno. Le persone con le quali non andate a letto, non le amate meno. Le persone con cui non vivete, non le amate meno – semplicemente la vita pratica non è appropriata con loro. Ci sono persone che non vedete che una volta all’anno e che amate tanto quanto altre che vedete tutti i giorni.
L’amore non è legato alla quantità.
Si possono amare totalmente persone che non si vedono mai o molto poco; questo amore è sempre lì. Non confondete la vita funzionale con l’amore.
Profondamente, l’amore è ciò che è lì: non è qualcosa che si possa fabbricare. Ma il bisogno d’amare, di essere amato, è la paura – ci lascia. Essere innamorato è una patologia. Come ogni emozione, ha dei momenti di totale bellezza. Quando siete ubriaco, drogato, o avete mangiato troppo o fatto uno sforzo fisico troppo forte, ci sono momenti di follia sensoriale che sono anche momenti di meditazione.
Essere innamorati contiene anche questi momenti che oltrepassano il nostro abituale funzionamento. Ma anche qualcuno che fa la box thailandese e anche una lotta molto dura ha dei momenti al di là delle sue capacità di dolore abituali, momenti che li trasportano a certi livelli. Nella competizione, in tutti gli sport, certi atleti oltrepassano la loro soglia di dolore: c’è una grande bellezza in questo superamento. L’alpinismo è uguale… Ogni esaltazione procura quei momenti. Ma innamorarsi – cioè immaginare che una situazione possa portarvi una qualsiasi cosa – vi lascerà. Questo non impedisce che la vita sia movimento, le persone vivono, muoiono, vanno, vengono; non siete obbligati a creare un mondo psicologico con quello. Non c’è attesa possibile. Non cercate di fabbricare qualcosa: ciò che è lì è lì e qualche volta le persone con cui si è vissuto scivolano verso altri parti della vita. Altre persone arrivano. Non c’è scelta. Non si lascia nessuno, non si è con nessuno – è una fantasia. Cosa vorrebbe dire essere con qualcuno? E’ come avere dei figli, dei genitori, essere francese, vecchio, ricco: è un pretesa, una malattia mentale. Non si è niente.
Nell’istante, la situazione ci porta ad essere un genitore, un figlio, a essere giovane, vecchio, malato, in buona salute: ma non si è qualcosa. Tutto questo mondo fantasmatico ci lascia. Ma finché si è qualsiasi cosa, finché si hanno dei figli, dei genitori… si soffre.
Essere innamorati è una mancanza d’amore; vuol dire che ciò di cui non sei innamorato passa in secondo piano. Sono innamorato e, se qualcuno ha bisogno di me, non ho tempo di vederlo perché sono innamorato! A un certo momento, non è più possibile. Si è innamorati di ciò che si presenta ora, non innamorati di qualcuno che vedrò, trascurando per questo tutta la sofferenza che ci sta attorno. Non c’è fedeltà che a questa evidenza.
D: L’amore incondizionato è allora una finzione?
EB: No, ogni amore è incondizionato, ma è un amore di ciò che è presente. Ciò che amo incondizionatamente, è il presente, perché non c’è nient’altro. Il resto è una proiezione mentale. Non c’è niente che non sia il presente. Perciò ciò che si presenta nell’istante è ciò che amo incondizionatamente. Non è un amore per qualche cosa, è un amore di ciò che è. E non è qualcuno che amo; non si può amare, la persona non può amare incondizionatamente qualcuno e non amare altre persone – questo non è incondizionato.
L’amore incondizionato, lo si trova nel “Carnet di pellegrinaggio” di Ram Das. Per lui ciò che arrivava era l’amore. Ram non era da qualche parte. Tutte le situazioni che viveva erano l’amore, la sua relazione d’amore con Dio. Ma l’amore incondizionato per qualcuno, è una storia da ragazzine; è incondizionato, fino al giorno in cui è condizionato.
(La natura delle cose, è l’amore – 3ème Millénarie n.62 – Traduzione della Dr.ssa Luciana Scalabrini)
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– Meditazione (macrolibrarsi)
– Fonte