5 – [ … ] Tutto a un tratto questa frase difficile da capire all’inizio “tutto appare e tutto scompare” lascia il posto alla comprensione di qualche cosa di meraviglioso: se tutto appare e tutto scompare senza sosta, questo significa che ad ogni istante tutto è nuovo. Tutto si rinnova.
Un monaco zen decise un giorno di andare ad ascoltare gli insegnamenti dei grandi Maestri attraverso tutta la Cina, convinto che la sua comprensione e la sua pratica avessero fatto di lui un grande saggio che poteva ormai sfidare i più alti insegnamenti. Arrivò in un tempio, ed ecco il più alto insegnamento che ricevette. Entrando nella sala di ricevimento il maestro gli domandò:
“Cosa sei venuto a cercare qui che tu non possa già trovare nel tuo monastero presso il tuo maestro?”
Il monaco rispose:
“Voglio ricevere i più alti insegnamenti.”
“D’accordo” gli disse il maestro “Ho una domanda per te adesso: cosa vedi seduto in faccia a te?”
Il monaco allora, per fornire una risposta tagliente e dare prova di finezza intellettuale e di grande distacco rispose:
“Un escremento!”
Con un leggero sorriso sulle labbra, il maestro lo ringraziò con mansuetudine:
“Grazie per il tuo insegnamento.”
Insoddisfatto e abbastanza irritato di non comprendere la risposta del maestro, il monaco ritorse la domanda:
“E voi? Cosa vedete seduto in faccia a voi?”
Il maestro allora rispose:
“Io vedo un buddha.”
“La vostra risposta è banale, non capisco dove sia il grande insegnamento” disse il monaco.
“Un buddha non può vedere che un buddha. Un escremento non può vedere che un escremento” terminò il maestro.
La pratica dello zen rivoluziona il nostro sguardo. Non ci sono più soggetto e oggetto. Non ci sono più illusioni. Ciò che percepiamo è subito percepito come non opposto a noi stessi. E se noi guardassimo il mondo con lo sguardo di un buddha, vale a dire se noi guardassimo il mondo con la profondità del nostro amore, della nostra compassione, della nostra semplicità, lo vedremmo senza dubbio rigurgitante d’amore, retto dalla compassione, impastato di meravigliosa semplicità.
Lo stesso amore, compassione e semplicità che viviamo di fronte a noi stessi.
È un cammino che esige da noi una grande semplicità. Niente promesse di esperienze estatiche, di paradisi d’altrove, di elevazioni esoteriche. Solo l’incontro con se stessi, profondo, così com’è, sincero. Penso all’incontro di Elia con Dio. Ci furono il vento, l’uragano e il fuoco: ma Dio si manifestò ad Elia con un tenue soffio, una brezza leggera. Se dovessi tenere a mente una immagine del nostro bagaglio culturale e spirituale biblico per illustrare l’esperienza della meditazione buddhista, sarebbe questo potente passo del Libro dei Re (1 Re 19). Noi che cerchiamo tanto il rumore e gli effetti inebrianti, noi che finiamo per credere che le più alte comprensioni si trovino nelle cose complesse e sofisticate. È in una brezza leggera che la comprensione agisce. In un tenue soffio. Tenue come si tiene il corpo dritto e seduto, lo sguardo imperturbabile, la spina dorsale dritta e slanciata verso il cielo. Un soffio tenue come si tiene la presenza di fronte alla realtà. [ … ]
(Da: Il Buddhismo zen – La Via di mezzo – Una corrente del Mahayana – Evangile et liberté in italiano del 27-02-12. Federico Djong Do Procopio, traduzione Giacomo Tessaro)
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