La storia degli Esseni è stata richiamata all’attenzione degli studiosi dopo la scoperta nel 1947 dei manoscritti nelle grotte del Deserto di Giuda. Il tempo di questa scoperta è quanto mai interessante in quanto proprio allora si ricostruiva lo stato d’Israele, dopo esatti 2000 anni da quando questi manoscritti furono occultati nelle grotte del deserto, cioè al tempo dell’occupazione della Palestina da parte dei Romani, la distruzione del Tempio di Gerusalemme, la dispersione degli Ebrei e della Comunità Essena che nascose questi manoscritti forse per un futuro recupero che non avvenne allora.
Gli archeologi hanno esplorato un centinaio di grotte ed hanno rinvenuto frammenti di circa 500 testi ebraici diversi, tra i quali quelli dell’Antico Testamento, ma per la conoscenza degli Esseni sono particolarmente importanti le “Regole degli Esseni del Mar Morto”dette anche “Manuale di Disciplina” di cui furono scoperte diverse identiche versioni. I cenobiti del convento del Mar Morto si identificano infatti negli Esseni descritti con molti particolari da Filone, Flavio Giuseppe, Plinio il Vecchio e da altri scrittori antichi.
La scoperta dei manoscritti ebraici veterotestamentari è importante anche per il fatto che fino ai tempi recenti i testi ebraici più antichi che si conoscevano non risalivano oltre il IX e X secolo d.C., invece, con la scoperta di questi rotoli, si compie un salto indietro nel tempo di almeno mille anni ed in questo modo si possono fare confronti fra i testi originali scoperti e le versioni successive, spesso manipolate o tradotte erroneamente.
Con la scoperta e la decifrazione delle Regole degli Esseni, si può ormai conoscere, con esattezza l’ordinamento della loro Comunità di cui il cenobio principale si trova a Qumram sulla sponda occidentale del Mar Morto. Le rovine di questo cenobio ed il relativo cimitero erano noti da quasi un secolo, ma soltanto con la scoperta dei manoscritti e ulteriori scavi si poté ricostruire, con molti particolari, la vita della Comunità Essena.
La parola “Esseno”è stata oggetto di molte controversie, ma in generale si ammette che il nome Esseno derivi dalla parola ebraica “hasidim” che significa “santi” (in greco “haghoi”)attribuito alla setta ebraica monastica del tardo ellenismo di cui l’origine risale al secondo secolo a .C.
Le affinità tra i riti degli Esseni e quelle dei primi Cristiani sono talmente tante, che molti autori identificano gli Esseni nei seguaci di Gesù. Di questo parere furono il vescovo di Cesarea, Eusebio (260-340), S.Girolamo (330-420), Epifanio (330-404) ecc. e studiosi moderni come il bibliotecario vaticano, cardinale Baronio (1532-1607), anche perché, il silenzio sugli Esseni, nel Nuovo Testamento, sarebbe una prova della loro identificazione con i Cristiani.
In uno studio molto documentato, il rabbino livornese Elia Benamozegh, perviene alla stessa conclusione, che gli Esseni, in realtà, formarono la prima comunità Cristiana, anche perché i primi Cristiani erano denominati “Santi” fino al secondo secolo, poiché l’appellativo di Cristiani fu attribuito i seguaci di Cristo per la prima volta ad Antinochia agli aderenti alla predicazione di Barnaba, ma tale appellativo si è generalizzato soltanto nel corso del secolo successivo.
Non è soltanto il nome che identifica i Cristiani con gli Esseni, ma in special modo molte pratiche religiose del tutto analoghe, delle quali si trova la descrizione nel citato Manuale di Disciplina:
Chi voleva entrare nella Comunità Cristiana primitiva, come in quella Essena, doveva devolvere tutti i suoi beni alla comunità a scanso di gravi pene, come si legge nell’episodio d’Anania e Saffira negli Atti degli Apostoli (V, 1-11) e come Gesù raccomanda al giovane ricco (Matteo,XIX 16)
Gli appartenenti effettivi alla comunità celebravano l’agape eucaristica, cioè, il pasto sacro comune, al quale non erano ammessi i novizi ed era preceduto dalla purificazione con l’acqua e confessione dei peccati, come i Vangeli descrivono l’ultima cena, presumendo che ci furono altri pasti in comune.
Gesù ed i suoi discepoli erano noti come “guaritori” miracolosi e così pure gli Esseni i quali in Egitto erano chiamati i “terapeuti” dalla narrazione di Filone.
La pratica della purificazione mediante il battesimo, descritta nei Vangeli in relazione alla missione di Giovanni Battista, era obbligatoria per gli Esseni, così pure per i Cristiani. Infatti nel cenobio di Qumram esisteva un ampia cisterna destinata con ogni probabilità a tale scopo.
Gli Esseni, benché riconoscessero l’autorità del Tempio di Gerusalemme, erano in attrito con i Farisei ed i Sadducei; avendo una propria interpretazione esoterica delle Scritture come narra il Vangelo.
La Comunità di Damasco, dove probabilmente si sono rifugiati gli Esseni fuggiti da Qumram, si denominavano del “Nuovo Testamento”. Presso di loro si recò Saulo da Tarso, dopo la folgorazione subita sulla strada di Damasco, e proprio San Paolo fa uso frequente del termine Nuovo Testamento o Nuovo Patto nelle sue epistole.
Tanto gli Esseni, quanto i primi Cristiani, aspettavano la “fine dei tempi” e si preparavano per questo evento che ritenevano imminente.
Gli Esseni, per riverenza, non chiamavano mi il loro Maestro per nome, ma soltanto con l’appellativo di “Giusto”. Così pure, negli Atti degli Apostoli”, i seguaci di Gesù si dichiararono discepoli del Giusto.
Vi sono tante analogie, tra le pratiche e le credenze degli Esseni con i primi Cristiani, che autorevoli studiosi li considerarono senz’altro identici, resta però il mistero di un Cristianesimo esistente un secolo prima di Cristo, infatti Ranan affermò che: “… nulla si sviluppò nel Cristianesimo che non avesse le sue radici nel Giudaismo del I e II secolo a.C..” e conclude dicendo che :”.il Cristianesimo non è che un Essenismo che ebbe successo.” (Renan E., Historie du Peuple d’Israel”)
L’ipotesi di un Cristianesimo pre-cristiano è spiegata dalle scritture ebraiche con l’esistenza di due Maestri, il primo si identificava con il Maestro Giusto degli Esseni fatto lapidare da Aristobulo nell’anno 65 a.C., al tempo dell’assedio di Gerusalemme da parte dei Romani, mentre il secondo sarebbe Gesù il Cristo nato ai tempi d’Erode il grande. Le scritture cristiane delle origini sarebbero composite di fatti relativi ad entrambi i Maestri e ciò spiegherebbe anche le contraddizioni che si trovano nelle Scritture stesse.
Presso gli Ebrei, come scrive Ricciotti, un personaggio “eletto” a qualche alta dignità, era chiamato “mashiah” cioè “unto” (dal verbo mashah = ungere), perché la cerimonia d’investitura comportava un unzione con olio profumato. Questo termine, mashiah, presso il Giudaismo ellenistico, fu tradotto etimologicamente con “Christos” (da chrio = ungo), conservando però sempre l’accezione “unto = eletto” nel senso storico del termine. Così “mashiah” o “Messia” era chiamato il sommo sacerdote e fu considerato mashiah di Jahve anche un monarca israelita. Perfino un pagano, quale il re persiano Ciro, fu chiamato mashih di Jahve, per la missione che gli fu affidata, di liberare gli ebrei deportatati in Babilonia. Il termine mashiah (Messia), in ebraico, tradotto in greco, equivale a Cristo. Con la parola Messia o Christos si intendeva un personaggio eletto apportatore di un buon messaggio (la Buona Novella = Eu-angelo) nel senso della tradizione ebraica del termine, tanto che Flavio Giuseppe, nella sua opera “Le Guerre Giudaiche” , sostiene persino che le Scritture ebraiche, dove parlano del Messia, alludevano all’imperatore Vespasiano!
La scoperta dei manoscritti, nelle Grotte del Deserto di Giuda, permette di conoscere meglio, tanto la vita religiosa degli ebrei del secolo anteriore alla nostra era, quanto le origini cristiane ed i pristini insegnamenti degli Esseni, ma soprattutto i rapporti tra questi due movimenti religiosi i quali, hanno modulato la civiltà occidentale per venti secoli.
(“Regole degli Esseni del Mar Morto” di Edoardo Bratina)
– Esseni (macrolibrarsi)
– Esseni (amazon)
– https://it.wikipedia.org/wiki/Esseni
– Mente, corpo e spirito (amazon)