Una volta l’aquila disse al corvo: “Dimmi, corvo, perchè tu vivi in questo mondo trecento anni e noi ne viviamo in tutto trentatrè?”
“Perchè tu bevi il sangue vivo, e io mi nutro di carogna.” L’aquila pensò: “Proviamo anche noi a nutrirci allo stesso modo.” L’aquila e il corvo si lanciarono nell’azzurro del cielo. Videro un cavallo morto e si calarono.
Il corvo si mise a beccare di gusto. L’aquila beccò una volta, beccò un’altra volta, ma poi disse al corvo: “No, fratello corvo, piuttosto che nutrirmi trecento anni di carogna, è meglio bere una sola volta il sangue vivo, e poi sia quel che Dio vuole.”
(Puskin – La figlia del capitano)
Farid al-Din ‘Attar (XIII sec.), poeta mistico persiano, nel suo “canto agli uccelli“, immagina il volo dell’upupa verso il sole e il mistero di Dio. Una voce l’accompagnava: “E’ meglio bruciare nella ricerca di Dio, che vivere nell’immondizia e nell’adorazione del proprio “io”!
Non bisogna stancarsi nella ricerca e pretendere subito una risposta.
La stessa ricerca del bene (“il sangue vivo”) ci libera, è ricompensa ed è la strada sicura.