Esaminiamo nei Vangeli alcuni esempi dell’insegnamento di Cristo; essi riguardano ciò che è necessario fare per avvicinarsi a un livello superiore di Uomo e contemporaneamente cerchiamo di dare un senso, a una o due frasi usate da Cristo e che non sono completamente chiare.
Cristo dice: “Se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel Regno dei Cieli” (Mt. V, 20).
È un’affermazione precisa con un significato preciso. Cos’è la giustizia e cosa vuol dire che la giustizia di un uomo deve superare quella degli scribi e dei farisei? La parola che nel passo precedente è stata tradotta “superare” etimologicamente significa “essere al di sopra e al di là”, e quindi “non comune e mutevole”.
Non è la giustizia degli Scribi e dei Farisei che si deve accrescere. Un uomo deve avere un altro notevole o insolito genere di giustizia che superi, che sia al di sopra e al di là, la giustizia comune.
La parola giustizia, in origine, veniva usata per un uomo ligio alle norme e ai costumi della società in cui viveva. Un uomo era giusto se osservava le leggi. Per i Giudei la giustizia era l’osservanza minuziosa della legge levitica con tutti i suoi riti, le decime, le purificazioni esteriori, ecc.
Questa giustizia formale fu attaccata da Cristo in parecchie occasioni. Era una giustizia falsa paragonata con ciò che Gesù stava insegnando, perché era una giustizia “umana”. Essa mirava solo ad apparire giusti esteriormente, davanti agli uomini.
Cristo disse: “Guardatevi dal praticare le vostre buone opere davanti agli uomini per essere da loro ammirati, altrimenti non avrete ricompensa presso il Padre vostro che è nei Cieli. Quando dunque fai l’elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipocriti nelle sinagoghe e nelle strade per essere lodati dagli uomini. In verità vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Quando invece tu fai l’elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra, perché la tua elemosina resti segreta; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà” (Mt. VI, 1-4).
Cristo dice che la pratica di questa forma di giustizia esteriore lascia un uomo dove si trova, nella sua vanità e nel suo narcisismo. Cristo insegna come un uomo può elevarsi, come può diventare un Uomo Nuovo. Attaccando la forma di giustizia propria degli Scribi e dei Farisei, egli attacca il livello di un uomo che agisce per avere dei meriti e non per la giustizia in sé.
Un uomo del genere si giustifica con azioni e comportamenti esteriori. Giustificarsi significa far credere di essere innocenti. In ognuno c’è un processo mentale molto complesso, in continuo movimento e il cui scopo è quello, di fargli sentire che egli ha ragione, cioè che è innocente. Se uno non ha acquistato una consapevolezza maggiore di quella del conformismo ai costumi e alle norme esteriori, alla salvezza delle apparenze, al “non perdere la faccia”, allora egli non considera ciò che ha veramente fatto. Egli si giustificherà, così la sua giustizia esteriore resterà immutata agli occhi del mondo, cioè “davanti agli uomini”: ciò lo mantiene a un certo livello di sviluppo.
Cristo attacca questo modo di aver ragione. Il fine dell’insegnamento dei Vangeli è l’evoluzione interiore dell’uomo e il raggiungimento di un livello superiore. Per questa ragione si dice che se la giustizia di un uomo non supererà quella degli Scribi e dei Farisei, non raggiungerà questo livello superiore, cioè il Regno dei Cieli, dove Cielo vuol sempre dire questo stato o livello interiore elevato che un uomo può raggiungere. I Vangeli parlano solamente di un’evoluzione interiore che è possibile per l’Uomo. Gli Scribi e i Farisei esistono ancora oggi e appartengono a quel livello che attribuisce a sé il merito di tutto ciò che fa, si auto compiace e si ama più di chiunque altro. Nel loro sviluppo emotivo essi sono solo “egoisti” e non amano il “prossimo”. Ogni egoismo disprezza gli altri. Essere contento che un altro abbia un’esistenza vera e autonoma è cominciare a porsi al di là del livello dello sviluppo emotivo, dell’egoismo.
Cosa significa che la giustizia dell’uomo deve superare quella degli Scribi e dei Farisei? La risposta dipenderà da come egli si giustifica. Dipenderà da come egli cerca di vivere, cioè quale ordine di Verità cerca di seguire. Se si giustifica unicamente di fronte al mondo, lo farà anche interiormente.
La Verità insegnata nei Vangeli è diversa da quella del mondo e delle realtà dei sensi.
C’erano sempre molte dispute tra coloro che ascoltavano Cristo.
Un esempio è riportato in Giovanni: “Alcuni dicevano: egli è un uomo buono”; altri dicevano: “Non è buono perché fuorvia la moltitudine”. La verità è che Gesù offendeva la maggioranza della gente che lo ascoltava. Le sue parole, non solo non erano comuni, ma anche troppo forti da accettare: per questo si offendevano. Chiunque si offende, quando gli si toglie la giustificazione.
Cristo insegnava un altro tipo di Verità, un modo diverso da quello di sentirsi interiormente giusto. Cristo parlava del passaggio dell’uomo da un livello a un altro. Egli parlava sempre di questo livello superiore: il Regno dei Cieli. Tuttavia anche i suoi discepoli pensavano che egli parlasse del mondo e di un regno terreno. Per cui, quando Cristo disse che la giustizia di un uomo deve essere totalmente diversa da quella degli Scribi e dei Farisei, parlava del senso della giustizia a quel livello superiore e del modo in cui un uomo si deve comportare nei confronti della medesima.
Un uomo, trovandosi a questo livello superiore, non potrebbe più comportarsi allo stesso modo o ricercare la sua ricompensa dalla medesima sorgente né sentirsi innocente allo stesso modo. L’uomo doveva capire che nell’ottica del Regno dei Cieli tutta la sua auto-giustizia era inutile e non conduceva a niente. Un uomo, quando riceve l’insegnamento sull’evoluzione interiore, non può più giustificarsi come prima. Egli non può più fingere con la sua autogiustificazione nei confronti di ciò che egli è in realtà, alla luce del nuovo ordine di Verità che ha appreso.
Nel brano citato si dice: “Quando invece tu fai l’elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra”. Tutto ciò si riferisce a quest’altro genere di giustizia ed è unicamente attraverso questa che è possibile entrare nel Regno dei Cieli.
Cosa significa? Nel verso precedente viene sottolineato che una persona non deve fare elemosina “per essere vista dagli uomini”; così fanno gli Scribi e i Farisei.
Elemosina è ciò che faccio per misericordia e non solo opere di carità; è il perdono interiore, la remissione interiore dei debiti nei confronti del prossimo.
Nel linguaggio tradizionale delle parabole la mano sinistra indica il male e la mano destra il bene. Nella parabola della Separazione delle Pecore e delle Capre, alla fine dei tempi (non alla fine del mondo), si dice che le pecore sono messe alla destra e le capre alla sinistra. Nel passaggio precedente “non lasciare che la sinistra sappia ciò che fa la destra” si riferisce ai due livelli presenti nell’Uomo e che devono essere tenuti distinti.
Si noti che non si deve far sapere alla sinistra ciò che fa la destra, non il contrario. L’uomo al suo livello ordinario è “male”, è immerso nel suo egoismo e nella sua vanità, in balìa dei sensi. I sensi sono il mondo. La mano destra indica un livello superiore di comprensione o il suo inizio. Egli non deve confondere questi due livelli, cioè non deve far sapere alla mano sinistra quello che fa la mano destra. La mano sinistra è il livello più basso, dominato dall’egoismo. Ciò che un uomo fa dal livello superiore non deve essere confuso con il livello inferiore.
Negli atti della misericordia interiore, nel fare l’elemosina, un uomo non deve agire per averne una ricompensa; se lo fa agisce secondo quel livello “gli Scribi e i Farisei” – il livello del mondo – il livello inferiore. Egli deve agire trascendendo questo livello, fare il bene per il bene e non deve permettere che ciò ce egli ha fatto di bene diventi una questione di encomio che alimenti la sua vanità, il suo egoismo e la sua ipocrisia. Al contrario egli non deve neppure pensare a ciò che ha fatto né discuterne con se stesso o congratularsi del suo nobile comportamento, altrimenti ciò che ha si trasformerà nel sentimento di averne merito e anche se nessuno ne sa nulla, egli cadrà in basso, in quel livello che c’è dentro di lui. Egli comincerà a compiacersi e a ricadere nel suo merito. Egli deve sapere cosa vuol dire far silenzio entro di sé. Non deve discutere con se stesso di ciò che ha fatto.
Ma, di regola, quando un uomo fa del bene di qualsiasi genere, muore dalla voglia di farlo sapere agli altri e così non fa silenzio né con sé né con gli altri, agisce come davanti ad un uditorio interno ed esterno.
Cristo in primo luogo dice di non agire di fronte ad un uditorio esterno e poi di non agire di fronte ad un uditorio interno, cioè “la mano sinistra”, che è il suo livello inferiore o la sua vita.
Una volta che capiamo che tutto ciò che è detto nei Vangeli, si riferisce alla possibilità per l’uomo di raggiungere un livello superiore, diventa chiaro il significato di sinistra e destra. La sinistra è il livello inferiore, la destra, il superiore. Un uomo al livello inferiore che agisce con la mano sinistra, si sente meritevole e desidera giustificarsi con le sue opere di carità, per ottenere la sua ricompensa. Questa è una forma di giustizia. Quando, però, un uomo inizia a comportarsi secondo un livello superiore, con la destra, non cerca ricompensa alcuna poiché agisce secondo ciò che egli vede intrinsecamente buono e per amore del bene in sé e così non ricerca nessuna ricompensa né interiore né esteriore e perviene a una giustizia superiore a quella degli “Scribi e dei Farisei”. Egli non dice agli altri ciò che ha fatto né dice a se stesso che si è comportato bene. Egli è esteriormente e interiormente in silenzio. Questo significa la frase “se la vostra giustizia non supererà quella degli Scribi e dei Farisei, non entrerete nel Regno dei Cieli”. Se la giustizia di un uomo non la supera da questo punto di vista, allora egli è inevitabilmente relegato al proprio livello inferiore.
Questo insegnamento, visto alla luce del livello superiore e inferiore di un uomo, ha un senso pratico così come ce l’hanno la mano sinistra e destra. Ed è forse anche possibile comprendere abbastanza di ciò che si intende, quando si dice che si può ricevere un altro tipo di ricompensa, una ricompensa “segreta”, di cui si parla nel Vangelo “e il Padre tuo che vede nel segreto, ti ricompenserà segretamente”.
In talune traduzioni si trova un’incredibile incomprensione del significato di queste parole di Gesù laddove si dice “e il Padre tuo che vede nel segreto ti ricompenserà palesemente”. È ovvio che l’amanuense che alterò le parole durante la trascrizione non aveva alcuna idea del suo significato e non comprendeva il motivo di fare l’“elemosina” in segreto, se non c’era una ricompensa esterna, un premio, un compiacimento: ecco perché non poté fare a meno di aggiungere che l’elemosina fatta in segreto sarebbe stata ricompensata palesemente.
E forse, a questo punto, potremmo tentare di comprendere il perché avviene così spesso che la gente, non percependo che i Vangeli parlano della ri-nascita di un livello superiore dell’Uomo, considera ciò che vi si dice, al loro proprio livello, confondendo in questo modo due ordini o livelli di verità.
Considerare i Vangeli prescindendo dalla loro idea centrale di ri-nascita, cioè da un’evoluzione interiore che implica l’esistenza di un livello superiore, vuol dire non capire niente del loro significato reale. La gente penserà ad auto-giustificarsi, ad accettare il mondo come essa lo concepisce, senza capire che si richiede un’altra rinascita individuale, una nuova forma, non semplicemente un accrescimento di ciò che si è già.
Nonostante che il Regno dei Cieli – il livello più alto possibile per un uomo – sia dentro e rappresenti l’oggetto del risultato finale, tuttavia si pensa che ci si riferisca a uno stato dopo la morte, di là da venire, e non a uno stato raggiungibile o almeno ricercabile in questa vita sulla terra: un nuovo stato di sé che esiste già come possibilità ora, come un qualcosa al di sopra di ciò che si è, come una stanza al piano superiore di questa casa che siamo noi stessi e a cui tante volte si fa riferimento nelle parabole.
Come conseguenza di questo fraintendimento la gente non riesce a separare la mano sinistra dalla destra, e ne risulta che tutto ciò che essa fa converge nel piano inferiore, assumendo una forma sbagliata; e spesso questa è la causa degli esempi assurdi, dolorosi o anche cattivi della vita religiosa, dovuti al fatto di attribuire ciò che è superiore a ciò che è inferiore, alla confusione dei due ordini d’idee.
È come una ghianda che tiene per sé tutto l’insegnamento su una quercia e che immagini di essere essa stessa una quercia.
Ci rendiamo conto che nessuno può continuare a giustificarsi come ha sempre fatto e aspettarsi di diventare un altro, un Uomo Nuovo. Deve cambiare il modo di sentire questa sua giustizia perché, fintanto che egli si sente giusto così com’è, egli non può cambiare.
L’Uomo deve cambiare per intero la sua idea di ciò che significa essere giusto, perché è proprio il sentirsi giusto, di essere nel giusto, che impedisce alla gente di cambiare. Ci si sente soddisfatti di sé. Sono solo gli altri che sbagliano, non noi. Credere di essere già giusti e nel giusto determina una forma speciale di giustificazione. Ecco allora la convinzione di valere e di essere meritevoli e perciò ci si indispettisce e ci si sente offesi più facilmente. C’è niente di più facile che offendersi e offendere? Questa è la condizione umana.
L’insegnamento straordinariamente duro dei Vangeli serve a rompere questa convinzione di merito e di compiacenza a cui ognuno apertamente o segretamente rimane attaccato; allora ci si sente offesi.
Alla luce dell’idea del Regno dei Cieli e della possibile evoluzione interiore, di un livello superiore, un uomo deve convincersi che egli non vale quasi niente così com’è e che tutta la vanità, il merito, la presunzione, l’autoconsiderazione, il compiacimento, l’auto-soddisfazione e l’egoismo e tutto ciò che immagina di se stesso sono praticamente un’illusione.
In realtà è possibile comprendere quell’insegnamento duro dì Cristo solo se si guarda il fine: infrangere l’intera psicologia dell’uomo – dell’uomo così come la vita l’ha fatto, dell’uomo come lui spesso si considera – e costringerlo a pensare, a sentire e ad agire in modo nuovo, in modo tale che egli cominci a dirigersi verso un livello superiore, verso un altro stato di sé che è già in lui come possibilità.
Per passare da un livello all’altro, dalla ghianda all’albero, tutto va rivisto e riconsiderato. L’uomo deve modificare tutti i normali rapporti del suo modo di essere. Deve cambiare l’intera struttura del suo essere. Tutto l’uomo deve cambiare.
Ecco perché Cristo dice: “Non sono venuto a portare pace, ma una spada. Sono venuto infatti a separare il figlio dal padre, la figlia dalla madre, la nuora dalla suocera: e i nemici dell’uomo saranno quelli della sua casa” (Mt. X, 34-36). Tutto ciò non ha un significato esteriore, letterale. Significa un terremoto interiore, un cambiamento totale della psicologia umana, del concetto di “padre”, “madre”, “figlia”, “nuora”, “suocera”, ecc. Tutte le relazioni con se stessi devono cambiare e questo significa che tutte le idee e il sentimento di sé devono cambiare. La casa di un uomo significa che tutto ciò che c’è nell’uomo – non il suo corpo, ma la sua psicologia, la casa di tutti i diversi aspetti di se stessi, tutte le idee, il modo di concepire il “padre” o la “madre” nei suoi pensieri, il modo di vedere e di giudicare, di dedurre, devono cambiare seguendo la spada, che è la forza della verità propria di un ordine superiore.
Incontrando quest’ordine superiore di verità un uomo non può rimanere in pace con se stesso, così com’è. Egli deve pensare in un modo nuovo e nessuno può pensare in un modo nuovo aggiungendo solo qualche nozione a ciò che già pensa. Tutto l’uomo deve cambiare, in primo luogo tutto il suo pensiero deve cambiare e prima di ogni altra cosa.
Questa parabola si riferisce al punto iniziale dell’insegnamento di Gesù, alla metanoia, a un uomo che incomincia a pensare in modo opposto di come ha sempre pensato, in un modo totalmente nuovo su di sé, sul suo senso e sul suo fine. Non è un pentimento, come viene tradotto, ma un modo nuovo di pensare, più in alto e al di sopra di tutto ciò che egli ha pensato prima. Allo stesso modo la giustizia di cui Cristo parla è più in alto, al di sopra e al di là di tutto ciò con cui un uomo si è giustificato e che ha considerato essere la sua giustizia, la propria idea di essere giusto. La nuova giustizia è al di là, di questa vecchia giustizia.
Maurice Nicoll (1884-1953), medico e specialista in psicologia medica, fu allievo di C. G. Jung, G. I. Gurdjieff e P. D. Ouspensky.
– Maurice Nicoll – Macrolibrarsi
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