“La fine della ricerca spirituale è una profonda e assoluta accettazione di tutto ciò che è. E questa accettazione, questo vedere attraverso, non è qualcosa che fai tu, in quanto individuo. Questa accettazione non è un fare, non è una conquista, non è il risultato di niente.
Questa accettazione è la natura stessa delle cose, così come realmente sono.
Proprio ora, tutto nasce naturalmente, liberamente, spontaneamente.
Proprio ora, l’universo accetta tutto, incondizionatamente, così come è.
Proprio ora, come il Buddha ha visto così chiaramente, non esiste un sé separato.
Questo è il mistero che stiamo esplorando.
Tutti noi ne abbiamo avuto, almeno una volta, il sentore: il dissolversi di ogni cosa.
Può accadere ovunque, in qualunque momento: mentre passeggiamo nel parco o mentre ascoltiamo il nostro brano di musica preferito o forse mentre guardiamo negli occhi qualcuno che amiamo. Il futuro e il passato svaniscono, ogni idea di un traguardo futuro,di una futura felicità, di una futura «illuminazione», semplicemente si dissolve nel vasto e ampio spazio che accoglie ogni cosa. In questa dissolvenza, c’è una semplicità, un senso di intimità, una libertà senza nome. È totalmente al di là di qualunque parola, eppure è così ovvia come respirare.
È intravedere chi sei veramente, al di là di ogni racconto su chi sei. Ognuno di noi lo ha sperimentato.
[…]
È proprio lo sforzarsi, molto o per niente, di raggiungere l’illuminazione ciò che offusca l’illuminazione, che è sempre già presente. È la nostra ricerca di ‘qualcosa in più’ che sembra complicare ciò che è assolutamente evidente: il momento presente e tutto ciò che si manifesta in esso, è tutto quello che è. […]
Quello che avevo cercato in tutti questi anni, non era qualcosa che si poteva trovare […].
Infatti, non è per niente un «qualcosa», non è una cosa in mezzo ad altre cose, ma la condizione che in primo luogo dà la possibilità alle «cose» di essere. […]
Questa è la vera intimità: l’intimità con il tutto. Vedi, la vera libertà non consiste nello sbarazzarsi di qualcosa. Riguarda l’innamorarsi di tutto. Questo innamoramento è anche il dissolversi del ricercatore, lo svanire di tutto ciò che si separa dalla vita così com’è. […]
Come ricercatore spirituale, ho voluto più di ogni altra cosa liberarmi di Jeff, l’individuo, il cercatore. Ho visto così chiaramente che Jeff era l’unica cosa che si frapponeva tra me e la libertà. Jeff e tutti i suoi problemi, Jeff e la sua vita difficile – ho pensato che avevo bisogno di sbarazzarmi di tutto questo, per essere libero. […] Naturalmente, non si trattava di sbarazzarsi di Jeff. Ma di innamorarsi di Jeff e attraverso di lui, innamorarsi di ogni cosa. Questa è la vera libertà: una libertà che non nega nulla. L’unità non è sbarazzarsi del singolo, come invece viene ripetuto così spesso dagli insegnanti spirituali. Come potrebbe l’Unità rifiutare una parte di se stessa? Unità è tutto e quindi include ogni cosa. L’individuo, il cercatore, anche quello è incluso nella profonda accettazione che tu sei. Persino il cercatore è semplicemente l’Uno vestito da cercatore, in cerca di se stesso …
Non sto nemmeno dicendo di smettere di cercare, perché non sei stato tu ad iniziare la ricerca. Vedere oltre la ricerca è sufficiente. E vedere oltre la ricerca è la fine della ricerca stessa. L’innamoramento è lo svanire di ogni barriera. Vedere la vita per quello che è, è amore. Non l’amore della mente (possesso, aspettativa, desiderio), ma un amore senza nome che da sempre ti attira verso di sé.
L’amore è la morte del cercatore, la morte del due. Come Gesù ha detto, «Devi perdere la vita per salvarla»”.
(Da: Il miracolo di essere – Jeff Foster)