“Mente aperta, cuore aperto. Renditi conto del fatto che non vi è nessuno da proteggere. Non c’è alcun bisogno di barriere emotive, né del senso di separazione e isolamento che deriva da queste barriere. L’unico motivo che ti ha spinto a credere di aver bisogno di protezione è frutto di un innocente malinteso. È accaduto perché insieme al concetto di un te separato, da bambino, hai anche ricevuto una scatola degli attrezzi per costruire le mura a protezione di questo concetto. In seguito, hai imparato ad ampliare il contenuto della scatola, all’occorrenza. Quando ti è sembrato utile aggiungere una bella dose di rabbia, l’hai messa dentro; forse hai anche aggiunto risentimento, vergogna, riprovazione o vittimismo. Poco importa che l’immagine alla quale ti aggrappi sia quella della persona brava o inadeguata, la scatola degli attrezzi dell’identità serve a proteggerla.
È del tutto innocente. Accade a tua insaputa. Continua ad accadere finché non ti rendi conto che il tuo aggrapparti a un «io», a un’immagine di te stesso nella mente e nel corpo, è inseparabile dalla tua convinzione di aver bisogno di protezione. L’uno non può essere senza l’altra. […]
Quando si rinuncia alla protezione, la verità affiora ed elimina l’immagine di sé. L’immagine di sé è fornita con un muro di difesa; senza il muro, il ricordo della tua vera natura può emergere velocemente e rimuovere l’immagine, buona o cattiva che sia. Non esiste nessuna immagine di sé senza muro, nessuna immagine di sé che non comporti sofferenza. Inoltre, non hai soltanto le tue mura, ma anche quelle che proietti sugli altri, le immagini che hai degli altri e che ti impediscono di vedere la loro vera natura. […]
Più capisci di essere l’apertura, più il tuo corpo fisico […] diventa un’estensione dell’apertura stessa. Il movimento della tua mano, o del tuo piede, diventa un’espressione dell’apertura; hai la sensazione che il contatto con gli oggetti sia un prolungamento dell’apertura. […]
Un altro aspetto dell’apertura è l’intimità. L’accesso più rapido alla Verità, e anche alla bellezza, avviene quando provi un senso di profonda intimità con l’esperienza nella sua interezza, interiormente ed esteriormente […], la consapevolezza non è relegata tra i confini del tuo corpo emotivo o fisico, non si limita a ciò che accade a livello percettivo o intellettivo. C’è soltanto un unico essere indiviso che percepisce, sente o pensa se stesso […]. Quando la totalità percepisce se stessa, è un’esperienza molto diversa da quella vissuta dall’io”.
(Da: La danza del vuoto: Piena realizzazione del Sé – Adyashanti)
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– https://en.wikipedia.org/wiki/Adyashanti
– Fonte