Oggi rispolvero uno splendido racconto, una storia breve, ma ispirata, che con parole semplici quanto dirette, delucida, indica, interpreta e lascia il segno. Quale? Quello della reciprocità che, inevitabilmente, richiama l’equità. Quella vera, ovviamente, quella che nasce dallo spirito della via di mezzo e dalla meditazione. Per l’occasione ho aggiunto una foto.
«Un mandarino cinese, venuto a morte, mentre s’avviava al paradiso, ebbe voglia di visitare l’inferno. Fu accontentato e condotto al soggiorno dei dannati. Si trovò così in un’aula immensa, con tavole imbandite, su cui fumava, profumando l’aria, il cibo nazionale in enormi vassoi: il riso, il diletto e benedetto riso. Attorno alle tavole sedevano innumerevoli persone, ciascuna munita di bacchette di bambù per portare il riso alla bocca. Ogni bacchetta era lunga due metri e doveva essere impugnata a una estremità. Ma, data la lunghezza della bacchetta, i commensali, per quanto si affannassero, non riuscivano a portare il cibo alla bocca.
Colpito da quello spettacolo di fame nell’abbondanza, il mandarino proseguì il suo cammino verso il soggiorno dei beati. Ma quale non fu la sua sorpresa nel constatare che il paradiso si presentava identico all’inferno: un ampio locale con tavole imbandite, vassoi enormi di riso fumante, da mangiarsi con bacchette di bambù lunghe due metri, impugnate a una estremità. L’unica differenza stava nel fatto che ciascun commensale, anziché imboccare se stesso, dava da mangiare al commensale di fronte, dimodoché tutti avevano modo di nutrirsi con piena soddisfazione e serenità.»
(Il racconto è tratto da un vecchio messaggio di "Risveglio")
Quanti sono coloro che riescono a recepire questo genere d’insegnamenti? Ovviamente non è come assistere ad un rito, ma partecipare alla vita, rendersi disponibili e condividere. Ma non con le chiacchiere o le prediche occasionali dietro cui si nasconde spesso tutto un mondo colmo di simulazioni. Bensì rinunciando a qualche proprio vantaggio per beneficiarne i più umili.