“Se appare la nozione di un ego, non dovete fuggire, lottare. Violenza o meno, esso non può cambiare se stesso, ma resta un ego. Evitate di fuggire, di compensare o di sovrapporre. […] Succede infine che ciò che è osservato non si può più mantenere, non è più alimentato, e un giorno si riassorbe nell’osservazione. L’osservatore solo sussiste, la sua natura è pienezza non duale, in quel momento perde il suo carattere funzionale e si rivela pura coscienza.
Questa coscienza è presente in ogni istante: sia che noi pensiamo, che proviamo delle sensazioni […]; solo la coscienza pura rimane. Essa è là in tutte le azioni, senza che ci sia nessuno che agisca […].
Dobbiamo cercare di perfezionarci?
Che cosa volete perfezionare? Voi siete la perfezione; osservate le vostre imperfezioni e ciò che ne risulta è la vostra perfezione. È nella natura del falso volatilizzarsi quando è visto come tale. […] Notate semplicemente i vostri difetti, questa attenzione se ne farà carico: il vostro corpo, il vostro psichismo, sono frammenti squilibrati di ciò che voi siete, ma ciò che è imperfetto non può che generare imperfezione. Questa constatazione ci invita ad un’accettazione globale, totale. Allora ogni cosa viene percepita in questa totalità, appare e sparisce in essa; da essa attinge la sua realtà e il suo equilibrio. Solo questa posizione sgombra dal passato permette a ciò che si presenta a noi di essere articolato senza l’intervento di un ego, di una persona, senza l’ingerenza deformante della memoria. È in questa unità fondamentale che scopriamo di essere essenzialmente pienezza, gioia ultima, perfezione.
Quale comportamento adottare per conoscere questa libertà?
Esercitarci è spesso legato ad un fine, a un risultato; è un immenso ostacolo. Siate anzitutto consci della vostra mania di voler essere questo o quello. Non c’è nulla da raggiungere, in quanto ciò che cercate è qui e c’è sempre stato. In quel momento la vostra mente, libera da ogni volizione, si pacificherà e il mutamento dell’asse di gravità si sposterà dall’oggetto verso l’ultimo soggetto, il vostro Sé che presentite. Essere vigili, chiaroveggenti, non preoccupati per un avvenire è «istantaneità». Così il tempo è morto, non c’è più attesa. […] La non-proiezione è pienezza, è gioia. […]
Rendersi libero nei confronti di ciò che è percepito è il primo passo verso l’esperienza vissuta e si ottiene con l’atteggiamento di accettazione e di constatazione, liberandosi spontaneamente da ogni opposizione, da ogni rifiuto”.