Cos’è che ti fa più paura: il mistero, l’inspiegabile, gli imprevisti? Ciascuno ha le proprie fobie, da impercettibili angosce al panico vero e proprio. Spesso brancoliamo nel buio, senza venirne a capo, sino a scoprire che quei fantasmi che ci più terrorizzano sono, in realtà, frutto della nostra stessa fantasia. Siamo noi stessi a crearli e, quindi a incuterci da soli quel terrore che poi attribuiamo alle più svariate circostanze. Una volta temevo la meditazione.
Ogni volta che l’incontravo fuggivo a gambe levate inventandomi una moltitudine di hobby, d’inderogabili impegni o qualunque occupazione riuscisse a distogliermi rapidamente da me stesso. Poi ho capito che quei timori non erano altro che smorfie. Gli sberleffi, le sollecitazioni che la vita riserva a ciascuno per aiutarlo a uscire dal sonno ipnotico che gli suggerisce d’esser già pienamente cosciente, consapevole, libero.
Ora un breve racconto un’altra performance del Mullah Nasreddin Hodja che come sempre si presta ad aiutare il prossimo, ottiene i risultati sperati, ma senza valutarne appieno le conseguenze …
Nasr Eddin aveva fatto il maestro di scuola per un certo periodo, come tutti sanno. Un giorno, la madre di uno dei suoi scolari va a trovarlo.
«Nasr Eddin, ti prego, aiutami. Mio figlio a casa è insopportabile, a scuola non fa niente, dagli una lezione, una volta per tutte!»
«Ma come faccio? Sai in che modo?»
«Fagli paura, per esempio, una gran paura, così impara!».
Nasr Eddin esce subito nella corte dove il ragazzo aspetta la madre e si mette a fare dei berci, dei gesti e delle smorfie così terrificanti che non soltanto il bambino, ma anche la madre, fuggono a gambe levate, completamente terrorizzati. Quanto a Nasr Eddin, si precipita dentro la scuola, dove si barrica.
Una volta ripresasi dallo spavento, la madre, arrabbiatissima, torna da Nasr Eddin e gli grida, attraverso la porta:
«O Hodja! Vieni fuori! Che vuol dire! T’ho chieso di metter paura a mio figlio, non a me!».
«Facile a dirsi» le risponde Nasr Eddin mettendo fuori prudentemente la testa, «ma quando si evoca il pericolo, fa paura a tutti. Anch’io mi sono spaventato a morte!».
Nasreddin Hodja
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