Prima di tutto dobbiamo capire che la rabbia non è mai nostra amica. Crea problemi. È come bruciare banconote invece di usarle per comprare legna o carbone. Spesso dico alle persone che, se sono arrabbiate, dovrebbero guardarsi attorno: chi vuole comprare la loro rabbia? Non troviamo nessuno disposto ad acquistarla. Nessuno la vuole. Forse allora la rabbia non serve a niente… e la si butta via! Questa è la verità finale.
In termini più pratici, evitiamo prima di tutto situazioni in cui già sappiamo che avremo problemi. Se iniziamo discorsi su cose che ci fanno sempre arrabbiare, andiamocene a fare due passi o al cinema o a far visita a qualcuno. Non è molto eroico, ma sempre meglio che lasciar aumentare la rabbia.
Il secondo livello è quando vediamo apparire la sensazione. Nel momento in cui succede, capovolgiamola e pensiamo a tutta quella povera gente che, arrabbiandosi, soccombe a questa sgradevole sensazione. Oppure pensiamo che noi stiamo con la tale persona difficile solo per mezz’ora, mentre lei deve vivere con se stessa ventiquattro ore al giorno. In questo modo cerchiamo di creare compassione dalla situazione difficile ed evitiamo di darle energia.
Al livello più elevato è come entrare in una casa vuota. Non ti importa, non ti interessa. La rabbia appare, sta un po’ in giro e poi sparisce nuovamente. Non può farti male. Puoi vedere tutto come fosse uno zoo, con strane bestie feroci che stanno per allontanarsi dalla tua mente. Oppure puoi vedere tutto come un brutto programma televisivo che non hai alcuna voglia di seguire. Se si è in grado di evitare di interessarti all’emozione e di darle forza, il risultato è ottimo. Non deve essere una cosa drammatica. Funziona!
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