“Quando si ascolta senza aspettative, tutto ciò che si presenta porta al silenzio. […] L’ascolto è non separazione. […] Si capisce di colpo che il cercatore è il cercato. […]
Generalmente si pensa il corpo, lo si immagina, lo si vuole, lo si rifiuta, lo si ama, non lo si ama, se ne ha fiducia, se ne dubita: tutto ciò è solo pensiero. Quando la paura diminuisce, tutto questo si ferma. Nel silenzio, il corpo parla. Quel corpo non è più il corpo pensato: è uno sconosciuto. Fate conoscenza con questo spazio. Restate in questo ascolto corporeo senza dinamismo. Questo sentire prenderà posto, come una seconda natura. […]
Ascoltare il corpo è un modo di dire, perché quello che si chiama corpo non è che proiezione. Il sentire profondo brucia la nozione di corpo. Non si può sentire e pensare allo stesso tempo. Quando si sente il proprio corpo, non c’è più corpo, c’è sentire. Il sentire non rientra nelle categorie del pensiero. Sentire è la morte del corpo pensato. […] Si adora addestrare, dominare, usare, creare un corpo come questo o come quello. Al contrario, sentire il corpo è la sua morte in quanto a immaginario. […] Non c’è più lo sperimentatore né nulla da sperimentare.
Finché c’è un concetto di corpo, ci siamo io e il corpo, io e il mondo. Ci sono automaticamente relazioni superficiali. […] In un momento di percezione non c’è né io, né corpo, niente altro che il sentire. […] Resta un’esperienza mai concettualizzabile.
Non si può mai sapere niente sul corpo. […] Spesso l’immagine, il sapere, impediscono al corpo di risonanza, di silenzio, di farsi presente. Il vero corpo è coperto da un corpo pensato. La vera emozione è soffocata dal sapere […].
L’importante è vedere che quel che si sente appare in noi: non si è in quel che si sente. È la prima chiave della scoperta. Finché si è quel che si sente, si resta nella proiezione, e si tollera solo quel che conviene al nostro punto di vista. Quando si lascia la sensazione libera in sé, si hanno delle rivelazioni.
Lasciare la sensazione libera di sapere è una forma di rispetto. Si ascolta il corpo, si lascia la sensazione libera da ogni immaginazione, da ogni storia. Senza mai collocarsi, si comprende chiaramente come la sensazione vive in sé. Non è un concetto filosofico, è un’esperienza. […]
La sensazione è in voi, voi non siete nella sensazione. […]
Le sensazioni vanno e vengono nella vostra disponibilità. […] Quando realizzate sperimentalmente che la sensazione è in voi, che voi non siete nella sensazione, si verifica una trasformazione della vostra struttura psicologica. […]
Finché cercate l’armonia, vivete la disarmonia. […] Non si dice più: «Ho trovato la tradizione che mi si addice […]. ». La tradizione che si deve studiare è la nostra costante reattività verso la vita. È quel che si deve approfondire. […]
Le situazioni appaiono in me: tristezza, solitudine, amarezza, rimpianto; essere disponibili a queste emozioni. Non pretendere di essere senza paura, senza tristezza, senza gelosia o amarezza. Non pretendere proprio niente. Essere disponibili all’emozione che sale nell’istante. […]
La tensione vi porta direttamente nel silenzio. Non c’è più bisogno di passare dalla distensione. […]
Sperimenterete che il corpo, il sentire, sono in voi. Non c’è più corpo.” (da Yoga tantrico – pp. 248-251).
Eric Baret
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