Tutto sorge dall’interno e coesiste all’esterno in un perpetuo movimento! Dall’assoluto nasce il relativo, dall’unità riconosciuta in sé sorgono l’armonia e la pace col mondo, manifestate da una gioia senza oggetto. Questo si chiama la Via …
Il profumo viene dall’interno del fiore, il fiore viene dall’interno del ramo, il ramo viene dall’interno del tronco, il tronco viene dall’interno delle radici, le radici vengono dall’interno delle radici, le radici vengono dall’interno del seme. La linfa è all’interno del seme, delle radici, del tronco, dei rami, dei fiori, del profumo. Non è questa vita che spinge l’esteriorità coesistendo infinitamente con se stessa?
L’infanzia: giocare con l’innocenza
D: Nella vostra vita terrestre, quando è nata quell’evidenza di essere il punto di congiunzione tra l’esteriorità e l’interiorità?
David: Nella mia infanzia, spontaneamente “io sono fiorito” da questa sorgente naturale. Quella freschezza del primo sguardo mi ha dato il gusto della gioia, la voglia di giocare e rigiocare all’interno della mia mente. Questo fu il primo slancio dello spirito della scoperta e dell’amore della “giocosità”. Quella forza della gioia è all’opera immediatamente in tutte le nostre menti, è sempre disponibile, in ogni situazione.
D: Concretamente, quali mezzi utilizzate interiormente?
David: Con l’innocenza… Il gioco della scoperta occupava i miei giorni e le mie notti. Prima di dormire mi piaceva contemplare le mie “lucciole interiori” come delle stelle filanti. Erano troppo fugaci perché potessi cavalcarle, ma troppo numerose per accontentarmi del nero… Non ho mai dimenticato quell’appuntamento intimo ogni volta rinnovato. Questi piccoli soli interiori hanno illuminato la pedagogia della scoperta e il mio cammino interiore.
Dal sogno alla concretezza
Così ho imparato molto dai miei sogni. Mi piaceva sognare che volavo al di sopra degli ostacoli, in piccolo movimento e… hop! Le sensazioni di leggerezza e invincibilità erano momenti deliziosi di conoscenza, volavo nell’oceano dell’aria… La mattina, appena sveglio, verificavo se potevo rifare quel gesto saltando al di sopra dei grossi sassi del torrente della mia montagna natale. La mia ingenuità era senza pari… (risa), ma questo non mi impediva di ricominciare…
Poi un mattino lanciandomi contro due rocce, il tempo si è staccato dall’orologio e lo spazio tra quelle de rocce si è vuotato della sua “vuotezza”.
Come un film al rallentatore scoprii un nuovo tempo e un nuovo spazio. Ero sospeso in una gioia senza limiti…, viaggiando nel big bang del mio spirito, con gli occhi ben aperti nella realtà del paesaggio. In quello slancio, ebbi la sensazione d’essere il primo uomo a uscire dall’immobilità, nuovamente per la prima volta in uno spazio vergine, primo vivente nel primo movimento del mondo nascente. Quale non fu la mia sorpresa! La sensazione di volare la notte poteva rivivere interiormente di giorno… nelle attività del mondo reale. Meraviglia delle meraviglie, quella sensazione non era un sogno…, continuava durante il giorno…
Che sublime pedagogia, quella gioia sperimentata nella notte poteva rivivere all’infinito nel mondo vero attraverso la mediazione delle attività modestamente terrestri. Istanti semplici, umili e sacri connessi con la nascita di tutti gli avvenimenti della vita tutta intera. Ero sconvolto, piangevo e ridevo in ginocchio, provando un’infinita gratitudine verso il regalo nascosto contenuto in ogni essere e in ogni cosa seminata nel mondo giardino.
D: Questa è quella che chiamate arte della pratica della gioia?
David: Si, è la pedagogia della immediatezza, in ogni situazione gradevole o sgradevole. Ogni interazione contiene un regalo nascosto, un’ultima e sublime conoscenza.
Andare fino alla fine dei sogni
Anche gli incubi sono dei regali nascosti… (risa)
Nei miei sogni d’adolescente, quando la qualità di presenza a me stesso si è velata, ho praticato il “coraggio, scappiamo”… Fuggivo davanti agli animali o ai personaggi interiori, fino al giorno in cui la pedagogia interiore si è schiarita di nuovo permettendomi di liberarmi dalle prigioni astratte e mentali. Ho scoperto il passaggio tra l’identificazione con il mio personaggio terrestre materiale e la mia nuova identità: “non sono questo corpo, sono puro spirito, sono un corpo di “luce sonora”. Andare fino alla fine dei sogni per liberarsene in un prolungamento pratico durante la giornata. Non esserne più prigioniero sviluppa una qualità intuitiva più fine, una presenza a se stessi che è il seme del Risveglio…
Il passaggio della resurrezione
Naturalmente una pedagogia d’intimità interiore è necessaria per scoprire il passaggio tra l’oblio di sé e il sapere appreso. Quel passaggio della resurrezione necessita dell’assunzione di un rischio personale, quello di “farsi esplodere” con il pensiero…
D: Volete dire morire e rinascere alle nostre abitudini?
David: Si, all’abitudine di identificarci a un corpo-materia, ad una immagine di sé che è fatta di pensieri conosciuti e di una memoria psicologica prigioniera del tempo e dello spazio. Si passa così dal modello conosciuto alla scoperta della pura soggettività.
D: C’è il rischio di perdere la propria individualità?
David: Solo la verità sorge personalmente impersonale nella nostra presenza individuale e singolare. In realtà noi siamo tutti “UN SOGGETTO” che porta in sé tutti i soggetti e gli oggetti. Io sono in questo qui, tu sei in questo qui, noi siamo tutti qui in quello che è “io sono”.
D: La vita che facciamo ogni giorno è opposta a quella dell’armonia di coscienza unificatrice?
David: La coscienza unificatrice continua la sua metamorfosi. E’ una pienezza che passa in tutte le mutazioni e in tutti i contrari.
La totalità dell’oceano è sempre in armonia. Non c’è differenza tra l’onda e l’oceano.
Tutto sorge dalla sorgente interiore e questo accade senza posa. Il processo sorge e l’umano ne è attraversato.
D: Perciò non c’è niente da fare, solo restare passivi?
David: L’integrazione di quella saggezza ci trasforma e ci prende… Il signor Yvan Amar parlava di un obbligo di coscienza… Non è essere passivi, sognatori o in spostamento orario. Scoprire la propria realizzazione con il creatore dà una chiave che apre il passaggio verso l’armonia e la pace interiore. Se l’umano non lo utilizza, resta attaccato alle sue paure, alle sue illusioni sperando in un aiuto esteriore. Rimanere vigili, immobili, trascendenti e immanenti non è essere passivi!
D: Bisogna staccarsi dalle proprie paure?
David: Certo. Bisogna staccarsi dall’idea di distaccarsi… (risa). Non è mettersi a distanza come uno che guarda dal buco della serratura, è l’incontro con tutte le paure che mostra la forza e la potenza della scoperta.
Qui si trova il passaggio del regalo nascosto. Dà accesso all’eterna conoscenza del “già qui”, “già ora”.
D: E’ quindi uno stato di coscienza, come un tesoro ritrovato.
David: L’oggetto di ricerca deve essere spogliato dal suo splendore, dalla sua apparenza, dal suo ideale, da tutto ciò che non è qui. La scoperta non è un oggetto, è un gesto da rinnovare come si rinnova il mondo. E’ in questo intervallo che si risveglia la Grazia, questa ci connette al creatore, agli esseri e alle cose, senza gerarchia né distanza.
Questa autoconoscenza unifica, mentre la conoscenza esterna fa pensare: “Devo diventare un altro”. Questa include “Io sono un altro” da cui la perdita dell’identità universale e la deconnessione dalla potenza di vita dell’istante. Questo presuppone anche: “Domani mi comprenderò, domani sarò disponibile per me…”.
Questa frattura del soggetto con la realtà immediata e sacra non gli promette di uscire dai limiti del suo pensiero.
D: Allora come fiorire in sé piuttosto che “abbellirsi” con delle spiegazioni?
David: La condizione di grande lucidità è di reimparare a interrogarsi e a risplendere a se stessi” facendo esplodere l’oggettività”.
Per ritrovare il regno del puro immediato
– Respingere l’esteriorità dalla superficie del proprio corpo.
– Riapprendere a “disimmaginare” se stessi cioè a scoprirci privi del nostro sapere e dei riflessi cinestesici del già visto, già capito, già gustato, già respirato ecc.
– Osservare il tempo in cui dura il ragionamento (il suo contenuto e l’immagine di me rispetto al contenuto).
– Esercitarsi in questa zona di apprendimento a scoprirsi.
– Guardare il movimento della continuità della propria presenza prima di ogni “civilizzazione”.
L’arte della gioia
Praticare la gioia è interazione dinamica con la realtà immediata. Che sia gradevole o sgradevole, rende l’istante che vivete semplice e silenzioso. Incontrare la nostra umanità in tutte le nostre emozioni, la sua delicatezza, la sua sensibilità, la sua fragilità ecc., dà la totalità alla differenza e all’amore per l’altro.
Accettare di essere la fluttuazione del vivente senza aver bisogno di attaccare o di difendersi dà la lucidità e la discriminazione.
Essere nella scoperta del miracolo dell’esperienza immediata della prima volta a livello corporeo sia nel dolore, nella malattia che in buona salute, dà accesso alla forza e all’intelligenza della guarigione.
Essere nell’intenzionalità affettiva e relazionale dà l’intelligenza del cuore.
Desiderare imparare ad imparare qualsiasi siano le condizioni e le circostanze dà la pedagogia della soddisfazione.
Assistere alla propria “mezza-vita e mezza-morte” nello stesso tempo dà trasparenza all’immagine-me.
Praticare il “presente vibratorio” dà spessore all’intervallo tra il soggetto e il suo pensiero.
Praticare il “vedere puro e la tonalità affettiva” dà la contemplazione tra soggetto e oggetto: “Io sono colui che io contemplo”.
Praticare il “vedere interiore” dà il sole interiore, l’illuminazione…
Praticare “amo ciò che non conosco ancora” dà lo slancio alla creatività e all’amore per l’esistere.
D: Dite, cos’è un risvegliato?
David: Il risveglio non è una persona, non c’è nessuno nel cosmo… (risa). Il processo del risveglio fa parte del soggetto universale. E’ un passaggio concreto al regno dei cieli. E’ immediatamente realizzabile, applicabile, in una presenza a sé tale che non si può né perdere né assentarsene. Questo passaggio si trova tra i sogni e il sonno profondo.
D: E’ la fine della ricerca?
David: E’ l’inizio dell’integrazione verso la saggezza e il ritorno emozionante al mondo, al miracolo dell’esistenza, alla pratica della gioia. E’ un movimento di coscienza di sé a sé, del “tutto-qui, tutto in sé” che non consente più di dare la preferenza alle nostre competenze intellettuali. Tutto si cambia in un grande scoppio di risa e la vita universale vive attraverso la coscienza individuale. L’uomo nuovo ritrova il suo sguardo di bambino e vede il mondo in lui. Il suo “viso universale” genera amore e libertà infinita e la sua intelligenza è poesia e armonia.
(3ème Millenarie n. 78 – Traduzione di Luciana Scalabrini)
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