[…] Tenete le mani così, i palmi insieme di fronte al torace e state di fronte a qualcosa come un albero, o il cielo blu, o un dente di leone, o la statua del Buddha, la Dimensione Ultima nella Stella del Mattino. Generate la vostra vera presenza e siate lì al cento per cento di voi stessi.
Poi vi inchinate e toccate la terra. Toccate la terra coi piedi, con le braccia, con la fronte.
Prendete profondamente contatto; non fatelo a metà. Perché è un atto di resa. Resa di cosa o resa a cosa? E’ un atto di resa del sé, dell’idea del sé, perché pensate di essere un’entità separata e questa è la causa principale della vostra sofferenza. Quando toccate la terra profondamente permettete a vostro padre, a vostra madre, alla vostra terra di essere; il vostro proprio io restituisce l’idea di essere qualcosa di separato. Sorridete e aprite i vostri palmi. L’atto di aprire i palmi così e guardarli, significa che “io” non sono nulla. Non c’è nulla. La nostra intelligenza, i nostri talenti, i nostri diplomi, la nostra posizione nella società: possiamo essere fieri di molte cose che abbiamo o che siamo, ma quando siamo in questa posizione sorridiamo e sappiamo che tutte queste cose ci giungono dai nostri antenati.
Se avete una bella voce, non pensiate di aver creato questa bella voce da voi stessi. Vi è stata trasmessa dai vostri antenati, dai vostri genitori. Se avete il talento di un pittore, non pensiate di averlo inventato voi. Vi è stato trasmesso come un seme. Così ogni cosa che avete pensato di essere vi è venuta dal cosmo, dai vostri antenati. Così durante il primo Toccare la Terra vi collegate col cosmo. L’acqua in voi, il calore in voi, l’aria in voi, il terreno in voi, appartengono all’acqua fuori di voi, al terreno fuori di voi.
Senza la foresta, come potreste esserci? Senza vostro padre e vostra madre come potreste essere lì in questo momento? Quindi dite con saggezza che “voi” non siete nulla. Ogni cosa che pensate, che avete pensato di essere, l’avete ricevuta dal cosmo, dai genitori, attraverso lo scorrere della vita.
Se portate odio verso vostro padre, pensate che la vostra vita sia stata rovinata da vostro padre, che non volete avere niente a che fare con vostro padre. E’ fuor di dubbio che avete pensato così. Se avete preso contatto con la realtà del non-sé, vedete molto chiaramente che non siete vostro padre. Siete proprio una continuazione di vostro padre e vostro padre è una continuazione di vostro nonno.
Siamo uno nella corrente della vita. Pensare di essere un’entità separata, di essere un sé che può essere indipendente da nostro padre, è una cosa molto buffa, perché nostro padre è in noi; non possiamo mai sbarazzarci di lui. Non ci sono alternative eccetto il riconciliarci con nostro padre. Riconciliarci con lui significa riconciliarci con noi stessi. Abbiamo una possibilità di farlo ora con la pratica. Le altre persone potrebbero non essere nostro padre. Potrebbero essere nostro fratello o il nostro sposo o qualcun altro.
Pensate che lui o lei vi abbiano procurato molta sofferenza, abbiano reso la vostra vita miserabile.
C’è la tendenza a non rivederli più, a non sentirli più. Questo tipo di volontà, questo tipo di sentimento è nato dalla vostra non conoscenza della realtà del non-sé, perché siamo tutti insieme. Non solo siamo insieme, siamo ciascuno nell’altro, inter-siamo. Così durante la prima parte del Toccare la Terra abbandonate la vostra idea di sé e improvvisamente lasciate andare molta sofferenza, molta rabbia. Date a voi stessi una possibilità, affinché la compassione e la comprensione possano nascere nel vostro cuore.
Quando fate una prostrazione come questa, non state chiedendo ad un dio di venire e salvarvi. Voi salvate voi stessi. Ma è veramente una pratica di saggezza. Toccate la Terra per lasciar andare la vostra nozione di un sé ed intuire che apparteniamo tutti allo stesso scorrere della vita, realmente. Improvvisamente vedete che è possibile per voi far pace con quella persona. Far pace con lui significa far pace con voi stessi. Strano, perché la mia pace dipende veramente molto dalla sua pace. Se dedico tempo, energia per aiutarlo/a a soffrire meno, improvvisamente ho più pace e più felicità. Non ho intenzione di farlo per me, ma ne ho i risultati. […]
Thich Nhat Hanh
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