La meditazione sembra avere un effetto sull’azione dei geni, sulla loro espressione. Un team internazionale di ricercatori che opera nel Dipartimento di medicina predittiva e per la prevenzione dell’Istituto nazionale dei tumori (Int) di via Venezian a Milano, ha analizzato un gruppo di meditatori esperti, sottoponendoli a un prelievo prima e dopo una sessione di meditazione di 8 ore.
Si inibiscono i geni dell’infiammazione
Dalla ricerca è emerso che si inibiscono i geni dell’infiammazione e che vengono modificati anche i geni che regolano l’acetilazione degli istoni, enzimi che consentono o bloccano la lettura del Dna. E, come l’ambiente e gli stili di vita, influenzano l’epigenoma che avvolge il genoma. Come una capsula-filtro. Come in un computer il software rispetto all’hardware. Protezione sì, ma anche interazione. L’epigenoma è come un interruttore che accende e spegne geni in base alle sollecitazioni del micro e del macro-ambiente. I nutrienti, per esempio, rappresentano potenti stimoli positivi o negativi all’interazione del genoma con il genoma. Capaci di far accendere o spegnere, come lampadine, i geni. Anche i cancerogeni o gli anti-cancerogeni.
La meditazione può aiutare nella guarigione insieme ad altri fattori
Ecco allora che se il Dna del genoma è il Karma, cibo e pensiero tramite l’epigenoma possono sfidare il Karma. «Esistono ricerche anche sugli effetti epigenetici dello yoga, per il quale però è difficile distinguere fra l’azione fisica e quella della psiche», entra nel merito Franco Berrino, epidemiologo dell’Int. E precisa: «Tutto questo non significa che guariamo le malattie con la meditazione, ma soltanto che una pratica simile può servire. Molte nostre malattie dipendono da un’eccessiva infiammazione, come il cancro. Il messaggio ai pazienti è: abbiate fiducia nei progressi della medicina e sappiate che si possono aiutare le terapie con l’alimentazione, l’attività fisica e la meditazione».