Un aspetto molto importante per la comprensione dello zen sono gli eventi che conducono alla scelta del sesto patriarca, Hui Neng.
Quando venne il giorno di trasferire a un successore il suo ufficio e la sua dignità, Hung jen, il quinto patriarca, invitò ciascuno dei suoi monaci a comporre una strofe che testimoniasse l’insight zen del candidato. Presumibilmente l’autore della strofe più appropriata sarebbe stato degno di succedergli, perché in lui illuminazione zen sarebbe stata la più autentica.
Primo fra i discepoli del vecchio era Shen Hsiu: un anziano della comunità, uomo eminente per la sua esperienza, la cui successione era data per scontata. Egli compose questa strofa:
Il corpo è l’albero di Bodhi (sotto il quale Buddha fu illuminato),
la mente è simile a un limpido specchio diritto,
abbi cura di spolverarlo continuamente,
fa’ che nessun grano di polvere vi si posi.
Chiunque abbia familiarità con le descrizioni abituali dell’esperienza contemplativa, in oriente o in occidente, riconoscerà che questa strofe è molto vicina al neoplatonismo. Essa ricorda (probabilmente più nella traduzione che nell’originale) la nota divisione greca tra spirito e materia, situando l’illuminazione in uno stato di purezza immateriale immersa in un riposo essenziale, nonché nell’assenza di concetti. Indica un programma di purificazione e di raccoglimento, una ” liberazione ” dell’anima dalla condizione terrestre e temporale impostale dal corpo e dai cinque sensi, affinché riposi nella nostra essenza o natura ideale.
In realtà sono queste le idee che i lettori occidentali sarebbero perfettamente pronti ad accettare come zen. Ma i maestri zen le respingono con veemente disprezzo.
Un altro membro della comunità monastica di Hung jen, che non era nemmeno un monaco ma un oblato analfabeta addetto alla cucina, reagì contro l’insufficienza della strofe e ne propose una sua che egli (e dello stesso parere furono le posteriori generazioni di maestri zen) riteneva più soddisfacente. Così avvenne che questo contadino incolto, Hui Neng, fu preferito a Shen Hsiu e succedette a Hung jen come sesto patriarca. Ecco la sua strofa:
Il Bodhi non è simile a un albero,
il limpido specchio in nessun posto è diritto.
Fondamentalmente nessuna cosa esiste:
dov’è dunque il grano di polvere che deve posarsi?
Di fronte a questi versi il lettore rimarrà probabilmente sconcertato e fuorviato. Prenderà la frase ” nessuna cosa esiste ” come un pretesto per spiegare le proprie ansietà: ma se crede che essa sia un’affermazione di principio, una dichiarazione di panteismo, si sbaglia. Dice Suzuki: ” Quando i sutra affermano che tutte le cose sono vuote, inesistenti e fuori della causalità, questa affermazione non è il risultato di un ragionamento metafisico: essa esprime l’esperienza buddista più profonda.
Come sempre, Suzuki evita l’aggettivo ” mistico “, ma affermazioni di ” inesistenza ” degli esseri e di ” unità ” nel buddismo devono essere interpretate solo come le espressioni figurate di cui si servono i mistici occidentali per definire la loro esperienza di Dio: si tratta di un linguaggio non metafisico, ma poetico e fenomenologico
L’insight zen è una diretta comprensione che l’essere ha di se stesso, ma non intuizione della natura dell’essere. Né può essere definito in termini psicologici, e sarebbe un errore e un’assurdità considerarlo un’esperienza soggettiva ” raggiungibile ” con un processo di purificazione mentale. Questo errore può essere definito come “zen che spolvera le specchio” perché fa pensare che la mente sia simile a uno specchio che uno (chi?) deve tenere pulito.
Per illustrare quest’immagine ecco un’altra nota storiella zen:
Un maestro vide che un suo discepolo era molto zelante nella meditazione.
Il maestro disse: ” 0 virtuoso, che scopo hai di praticare zazen (meditazione)? “
Il discepolo rispose: “Il mio scopo è di diventare un Budda. “
Allora il maestro prese una tegola e cominciò a strofinarla con una pietra davanti all’eremo,
Il discepolo disse: ” Che cosa stai facendo, maestro? “
Il maestro rispose: ” Sto strofinando questa tegola per farla diventare uno specchio. “
Il discepolo disse: ” Come puoi fare uno specchio strofinando una tegola? “
Il maestro rispose: ” Come Puoi fare un Buddha praticando zazen?”
(Da: T. Merton, Mistici e maestri zen)
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