Ben più di un semplice racconto, bensì la descrizione di un vero koan, il problema che nello Zen il maestro assegna ai discepoli e la cui soluzione non può esser trovata intellettualmente, bensì intuitivamente.
«Un maestro – di meditazione – offri al suo discepolo un melone.
“Come ti sembra?” gli domandò. “Ha gusto?”.
“Oh, si! Un gusto squisito!” rispose il discepolo.
Il maestro gli pose allora questa domanda: “Dov’è il gusto, nel melone o nella lingua?”.
Il discepolo rifletté e si addentrò nei meandri di un complesso ragionamento: “Il sapore deriva dell’interdipendenza, non solo tra il gusto del melone e quello della lingua, ma anche dall’interdipendenza tra …”.
“Stolto! Tre volte stolto! – lo interruppe il maestro, in un impeto d’ira – Perché complichi il tuo modo di pensare? Il melone è buono. Basta questo per spiegarne il gusto. La sensazione è buona. Di altro non c’e bisogno”.»
(Da: Taisen Deshimaru – La tazza e il bastone. Storie Zen)
L’arguzia della riflessione Zen, la sua carica di umorismo, la potenza del suo spirito provocatorio alimentano questa raccolta di storie. Ognuna di esse apre una porta, racconta un altro modo di vedere la realtà, sfocia in una verità profonda. Storie che si fanno occasione di riflessione, guide sulla strada di una verità più profonda su cui meditare.