Considerazioni, da un punto di vista buddhista, sulla metafora del noto bicchiere.
Gli psicologi hanno fatto un gran rumore sul celeberrimo test del bicchiere, ma la loro interpretazione considera (aristotelicamente) solo due opzioni; un bicchiere mezzo pieno oppure mezzo vuoto. Tertium non datur. Noi buddisti, tuttavia, diciamo che ogni momento contiene un potenziale illimitato con possibilità illimitate di ciò che può accadere, perciò siamo inclini a vedere il bicchiere anche da altri punti di vista:
* Il bicchiere è pieno: contiene sia il liquido che lo spazio.
* Non c’è alcun bicchiere: è composto di elementi di non-bicchiere.
* Il bicchiere è una manifestazione dell’intero universo; non è separato né unico, perciò non è mezzo qualcosa.
Anche dopo l’aggiunta di questi punti di vista supplementari, non abbiamo ancora tutta la verità. Tutta la verità non si trova negli estremi, ma “fra” gli estremi. Ovvero nel mezzo. Un punto di vista non è altro che un solo limitato argomento estrapolato da un numero di punti di vista potenzialmente illimitati.
Una caratteristica del genio, dicono, è che quando si imbatte in un problema si chiede: “In quanti modi differenti si può vederlo?”; “In che modo posso ripensare il modo in cui lo vedo?” e “Quanti modi differenti ci sono per risolverlo?”.
Nel caso del nostro bicchiere, tutti i modi di vederlo e non vederlo sono giusti. La vera risposta al bicchiere sta nel suo potenziale e nelle sue illimitate possibilità.
Flavio Pelliconi
(Tratto da un messaggio di "Risveglio", gruppo di discussione e condivisione sulla pratica della consapevolezza, in data "Mar 10 Apr 2007")
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