Un giorno Nasreddin Hodja si mise a raccogliere delle angurie nel suo orticello e le mise nelle due ceste del suo asinello per offrirle al Tamerlano. Mentre si stava incamminando verso la reggia trascinandosi appresso il compagno quadrupede col fardello in groppa, incontrò un amico che lo saluto così: “Merhaba (Ciao) Hodja! Dove stai andando con quel carico?”, e Nasreddin, “Dal Tamerlano, gli porto delle angurie dal mio orto.” E l’amico, “Te lo sconsiglio vivamente; so che non gradisce questo frutto, preferisce i fichi”.
Nasreddin tornò indietro, svuotò il carico di angurie, lo ricaricò di fichi dal suo frutteto e s’incamminò, di nuovo, tirandosi dietro l’asinello. Arrivato dal Tamerlano glieli offrì con inchini e salam-e-lecchi. Il Tamerlano prese un fico e lo mangiò, ne prese un altro è lo buttò sul viso del povero Nasreddin. E continuò così per un bel pò: uno in bocca e uno addosso a NH. Ad ogni fico che gli veniva sbattuto in faccia, il povero NH alzava le mani al cielo dicendo: “Shukur Allah!” (Dio ti ringrazio!)…. Quando il Tamerlano era ben sazio e, dopo avergli scaraventato addosso un mucchio di fichi, incuriosito da tanta gratitudine, gli chiese il perché. Nasreddin rispose con enorme candore: “Maestà, come faccio a non ringraziare Allah che ha messo sul mio cammino un amico il quale mi ha dato un ottimo consiglio. Se non gli avessi dato retta, ora mi troverei livido e bagnato sotto una montagna di angurie!”
Commento
Sembrerebbe un racconto ingenuo. Per certi versi lo è. Ma solo in apparenza. Quanti sono, infatti, i fichi virtuali che riceviamo in faccia ogni giorno dall’arroganza di un potere viepiù egoista e fuorviato, quanto dimentico che il suo unico compito consiste nel porsi al sevizio del prossimo? (il commento è di F. M.)
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